Guerra in Ucraina, giù le Borse, volano i prezzi delle materie prime: oro alle stelle

Quotazioni record per petrolio, gas, oro, nichel, alluminio. Schizzano anche i prezzi di mais e frumento: l'allarme degli agricoltori toscani

Barili di petrolio (Ansa)

Barili di petrolio (Ansa)

Firenze, 24 febbraio 2022 – Dopo l'attacco russo all'Ucraina, s'impennano i prezzi di petrolio, gas, oro, nichel e acciaio e le borse virano in negativo. Ha aperto in ribasso anche quella di Milano. Mentre i camionisti sono sul piede di guerra per i rincari insostenibili, il petrolio sale ancora, con il prezzo Brent che sfonda i 100 dollari al barile (ora a 102,46), con un balzo del 5,6%.

Quarto giorno consecutivo di rincari per il gas sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l'Europa continentale. Iniziata la guerra in Ucraina, i future sono saliti fino a un massimo del 41%, a 125 euro al megawattora. Prezzi record anche per l'oro, del quale la Russia è il terzo produttore, che ha raggiunto i massimi da 13 mesi, con 1.948 dollari l'oncia, con un aumento del 2,5%. La Russia è terzo produttore mondiale anche del nichel, utilizzato sopratutto per costruire le batterie delle auto, il cui prezzo è arrivato a 25.055 dollari a tonnellata, il record negli ultimi dieci anni. Infine, balzo in avanti per l'alluminio, che, a oltre 3.399 dollari la tonnellata, supera il record del 2008.

La guerra in Ucraina fa schizzare in alto i prezzi delle derrate alimentari, con il mais e il frumento in rialzo di oltre il 5%. Dall'Ucraina arriva in Italia il grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell'import totale nazionale e un quantitativo, secondo i dati Coldiretti, di 107mila tonnellate nei primi dieci mesi del 2021, il doppio rispetto ciò che proviene dalla Russia (44mila tonnellate). L'Ucraina, inoltre, fa notare Cai, Consorzi Agrari d'Italia, copre il 20% complessivo del mais importato dal nostro Paese, ed è il secondo fornitore dell'Italia dopo l'Ungheria.

L'impatto sull'agricoltura toscana Secondo Coldiretti, la guerra tra Mosca e Kiev mette a rischio quasi 30 milioni di euro di esportazioni di cibo, vino, olio ed altri prodotti agricoli regionali. Tanto è il valore dei prodotti agroalimentari esportati nei primi nove mesi del 2021 tra Russia ed Ucraina. "C'è molta preoccupazione per l'escalation delle ultime ore per gli effetti su larga scala che questo conflitto rischia di scatenare sulla popolazione, sull'economia, sulla finanza e sul commercio - spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana - Il mercato russo è per il nostro sistema agroalimentare, e per molte aziende, un mercato interessante anche se non pienamente maturo proprio a causa dell'embargo dei prodotti alimentari che Putin ha voluto nel 2014 come risposta alle sanzioni dell'Unione Europea dopo l'annessione delle Crimea. Senza le sanzioni Ue e l'embargo del presidente russo, che va a colpire proprio i beni alimentari, il mercato sarebbe cresciuto in maniera molto più consistente in questi anni rispetto a quello che è poi effettivamente accaduto".

Dal 2014 al 2020 la Toscana ha esportato in Russia 153 milioni di euro di prodotti alimentari ed agroalimentari con un andamento altalenante, passando dai 23 milioni del 2014 ai 15 milioni del 2015 per arrivare ai quasi 27 milioni del 2020 (+15%). Le esportazioni in Ucraina sono state invece di circa 8 milioni di euro nel 2020 (+1,8%). Ma gli effetti dell'alta tensione tra l'Europa e Mosca, hanno penalizzato molto anche l'economia russa che ha visto ridursi in sei anni dell'82% le importazioni di prodotti alimentari verso la Toscana. Le importazioni complessive da Mosca verso la nostra regione sono state complessivamente di circa 30 milioni di euro, passando dagli 11 milioni del 2013 (dato pre-embargo) agli attuali 2 milioni di euro del 2020.

"La crisi in atto ha già provocato uno spaventoso aumento dei prezzi del mercato energetico e delle materie prime come il grano, di cui la Russia è il principale paese esportatore - sottolinea Filippi - Un conflitto rischia di causare il crollo della disponibilità di questi prodotti sul mercato alimentando tensioni sociali e difficoltà di approvvigionamento, speculazioni e rialzo dei prezzi. Questo conflitto non giova a nessuno"