Toscana, Bankitalia: ripresa a rischio, ma l'aumento dei tassi di interesse non preoccupa

I costi di produzione per le imprese sono aumentati del 6%. I dati del rapporto 2021 della Banca d'Italia

Banca d'Italia

Banca d'Italia

Firenze, 27 giugno 2022 – La guerra in Ucraina ha interrotto le prospettive di ripresa. All'inizio del 2022 si stimava una crescita del 4%, ma adesso le stime sono "molto più conservative" e l'anno si potrebbe chiudere anche con una crescita zero”. A dirlo Mario Venturi, direttore della sede di Firenze di Banca d'Italia, intervenendo alla presentazione del report 2021 sull'economia toscana. Quello che accadrà nel 2022 dipenderà dall'intensità e dalla durata del rincaro dei prezzi energetici, oltre alle eventuali interruzioni nelle forniture di gas che potrebbero inasprire ulteriormente la situazione.

Già solo considerando i primi tre mesi 2022, Bankitalia registra un aumento dei costi di produzione di oltre il 6% e di quasi l'11% nella manifattura, incrementi che impattano sulle imprese toscane. Nel corso di quest'anno si stima inoltre una frenata nei consumi delle famiglie, proprio per effetto dei rincari dei prezzi. “Al momento, invece, non preoccupa - ha sottolineato il direttore Venturi – il rialzo dei tassi di interesse”. Per diversi motivi: i livelli dei tassi restano comunque bassi, le banche sono più patrimonializzate rispetto al passato e il tasso di deterioramento del credito è in ulteriore riduzione.

Per quanto riguarda invece il 2021, l'anno si è chiuso in Toscana con una crescita del 6,5%, in linea con l'andamento nazionale. Il dato è frutto di un recupero del fatturato dell'industria, che lievita del 7,4%, e degli investimenti, saliti del 5,6%, mentre le esportazioni, grazie ad un'espansione del 16,8%, superano i livelli del 2019. I servizi, a loro volta, beneficiando della ripresa dei consumi e dei flussi turistici, alimentati anche dai massicci trasferimenti del governo durante il periodo pandemico, segnalano rispettivamente un incremento degli affari del 12,4 e del 19%. Solo l'edilizia, però, nel 2021 è tornata ai livelli pre-Covid.

Nella media del 2021 l'occupazione è rimasta pressoché stazionaria, su livelli solo lievemente al di sotto rispetto al 2019 e lo sblocco dei licenziamenti non ha avuto effetti di rilievo. E' invece aumentato il tasso di dimissioni volontarie, sopratutto nelle costruzioni, dove è passato dal 9,8 del 2019 al 12,3 del 2021. Un trend che secondo Bankitalia si può spiegare con il passaggio "da un lavoro a tempo indeterminato ad un altro anche all'interno dello stesso settore".