Onorato, il gigante tricolore dei mari

L’armatore rilancia: «Orgoglioso di dare lavoro a 5mila marittimi, al 99% italiani»

Vincenzo Onorato, uno dei pochi armatori puri rimasti

Vincenzo Onorato, uno dei pochi armatori puri rimasti

Firenze, 14 novembre 2018 - Vincenzo Onorato, presidente dell’omonimo gruppo di armatori proprietario delle compagnie Moby, Tirrenia e Toremar, ieri ha visitato la sede de La Nazione a Firenze dove è stato intervistato da Francesco Carrassi, direttore de La Nazione e de Il Telegrafo.

Lei porta avanti una battaglia per avere a bordo solo italiani, com’è la situazione attuale?

"E’ estremamente complessa. Oggi i marittimi italiani sono ghettizzati e abbiamo navi italiane che imbarcano quasi solo extracomunitari. Mi hanno dato anche del razzista, ma io non sono contro gli extracomunitari; sono contro ai salari da fame che ricevono e contro gli oltre 50mila italiani che restano a casa a fare la fame. Questa situazione deve trovare uno sbocco, altrimenti la globalizzazione fallisce e finiamo per globalizzare anche sui mari la miseria".

Il vostro gruppo dà lavoro a oltre 5mila persone, con i traffici merci e passeggeri riuscite a mantenere questi organici?

2Sì. Non solo, ed è motivo di orgoglio per me soprattutto che sono un reperto archeologico, uno dei pochi armatori veri quando ormai tutti sono finanzieri, dire che sono al 99,9 per cento italiani. E che anche gli extracomunitari sono imbarcati con contratto italiano. E’ questione di credere in un modello di business che va sostenuto e per sostenerlo ci vuole la responsabilizzazione di chi ci amministra affinché dia forza alla marineria italiana e garantisca l’occupazione della nostra gente".

Fu suo padre Achille a iniziare con i traghetti. Oggi lei fa lo stratega del gruppo ed ha al fianco i suoi due figli, Achille e Alessandro. Che ruolo le ha dato?

"Il ruolo che si sono presi seguendo ciascuno le proprie inclinazioni. Il più giovane, Alessandro, segue la parte commerciale, mentre il maggiore è più legato all’amministrazione e alla finanza".

Voi siete presenti nei porti toscani e lavorate molto con il turismo. Lei crede in quello di massa oppure pensa che serva una maggiore selezione.

"L’Italia, soprattutto la Toscana, è il Paese più bello del mondo. Io sono napoletano e sono venuto la prima volta qui a 14 anni, seguendo mio padre e mia madre; eppure ancora oggi scopro degli angoli di una bellezza incredibile. Bisogna fare in modo che questa risorsa venga promossa. Noi, ad esempio, sulle navi per le isole, soprattutto le Toremar, promuoviamo i prodotti toscani".

E Livorno cosa rappresenta per il gruppo Onorato?

"Livorno, direbbero gli inglesi, è il nostro ‘home port’, il nostro porto base. Su Livorno ci sono uffici da cui viene gestita tecnicamente tutta la flotta di 60 navi, c’è il terminale Ltm che serve tutto il traffico merci e ci sarà presto la realtà di Porto 2000 con il terminal crociere e la stazione marittima. Insomma, Livorno è ‘casa’ anche se ci sono ancora problemi enormi da risolvere".

Problemi di che genere, strutturali o di decoro? E le autorità sono al passo coi tempi o andrebbero sollecitate?

"Per quanto sta facendo, l’autorità portuale di Livorno andrebbe solamente commissariata".

Cosa manca e cosa si dovrebbe fare?

"Livorno come porto è una realtà chiusa. Ci sono una serie di operatori che dettano legge e questo chiaramente a totale contrasto di interesse con quello che potrebbe essere la crescita del porto stesso e dei suoi livelli occupazionali".

Ma così non corriamo il rischio di ‘chiudere per ferie’?

"La Toscana deve vivere di turismo, e non parlo solo di Firenze. Pensiamo che sono in costruzione, in tutto il mondo, più di cento mega navi da crociera. Servono strutture per accoglierle e per fare in modo che i loro passeggeri vadano a visitare tutta la regione".

Ma oltre all’insoddisfazione su Livorno, credete ancora nella Toscana e lei si diverte sempre a fare lo stratega?

"Io più che divertirmi a fare lo stratega, mi impegno e provo una enorme soddisfazione a portare avanti l’idea dell’occupazione italiana nei mari e nei porti".

Testo raccolto da Francesco Meucci