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"Diventare imprese generative": convegno a Firenze per un nuovo modello di economia

L'evento è stato promosso da Confcommercio Toscana con il gruppo regionale Terziario Donna

Il convegno (foto Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, 22 febbraio 2023 - “Diventare imprese generative”. Ovvero favorire un nuovo modello d’azienda e di sviluppo che metta al centro la persona e il dialogo con l’altro, con le città, con l’ambiente. Questo l’obiettivo alla base del convegno promosso da Confcommercio Toscana con il gruppo regionale Terziario Donna, che rappresenta le imprenditrici di commercio, turismo e servizi. L’evento si è svolto stamani a Firenze, nel Granaio dell’Abbondanza e ha visto alternarsi sul palco la presidente Terziario Donna Confcommercio Toscana Donatella Moica; la direttrice responsabile di Qn, La Nazione, Il Giorno e il Resto del Carlino Agnese Pini; la coordinatrice dell’Archivio della Generatività Sociale Patrizia Cappelletti; l’architetto Aida Morelli, presidente del Parco del Delta del Po; e il docente di Social Innovation dell’Università Liuc Mario Varon. A moderare i vari interventi, il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, mentre l’evento è stato aperto dai saluti del sindaco di Firenze Dario Nardella.

«Dobbiamo puntare a un’economia umana – ha detto il sindaco Nardella, citando l’esempio di Adriano Olivelli – in una visione allargata che preveda la sinergia e la collaborazione di soggetti diversi. L’uomo deve tornare al centro dell’impresa e dell’Amministrazione pubblica e da questo convegno possono nascere proposte molto concrete che siamo pronti a fare nostre».

«C’è ancora chi concepisce le imprese come mondi chiusi, realtà fredde più attente ai numeri e ai bilanci che ai fatti della vita – ha commentato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – eppure le aziende di settori come il commercio, il turismo e i servizi hanno ben chiaro l’opposto: da sempre negozi, ristoranti, bar, botteghe si nutrono per osmosi con i territori dove operano. Per questo vogliamo lanciare il terziario come palestra di cambiamento».

«Il cambiamento dovrà essere generativo – ha sottolineato la presidente Donatella Moica - ovvero propagarsi nel futuro, avere una visione, assumersi le responsabilità. La nostra azione di oggi deve avere effetti benefici e positivi nel tempo, deve pensare a chi verrà dopo. Dietro queste visioni ci sono spesso delle donne e una maggiore presenza femminile laddove si prendono decisioni non sarebbe male».

«Liberare la generatività sociale - ha evidenziato la coordinatrice dell’Archivio della Generatività, Patrizia Cappelletti. - serve a sciogliere i nodi che bloccano il Paese. Un’impresa è generativa quando si prende cura di tre coordinate relazionali: la relazione con l’altro, con il tempo e con il contesto».

«È importante provare a immaginare la città come un’impresa che riceve ordini in continuazione – ha proseguito l’architetto Aida Morelli – con cambiamenti continui e in un sistema in cui non tutte alcune risorse si accumulano e altre vengono sprecate. E nel disegnare le città dobbiamo provare a cambiare punto di vista».

«Per progettare il futuro occorre modificare il presente – ha aggiunto il professor Mario Varon – e la sostenibilità sia ambientale che sociale sono prioritarie. Persino chiedendo all’intelligenza artificiale otteniamo questa risposta: la chiara indicazione di linee d’azione ormai necessarie».

A tracciare le conclusioni del convegno, facendo una sintesi dei vari interventi, la direttrice di Qn, La Nazione, Il Giorno e il Resto del Carlino , Agnese Pini. «Essere generativi – ha detto - significa prima di tutto dare delle opportunità e questo dobbiamo e possiamo farlo tutti. Anche le imprese, guardandosi intorno, devono chiedersi prima di tutto a chi e come possono dare nuove opportunità. In Italia poi esiste ancora una questione femminile: siamo uno dei paesi più industrializzati al mondo, eppure solo il 49% delle donne lavora, con dati ancora inferiori nelle regioni del Sud. Tanto è stato fatto e dobbiamo esserne orgogliosi, ma possiamo e dobbiamo fare di più. Ricordiamoci da dove arriviamo, ma non dimentichiamoci neppure che possiamo andare molto più avanti».

Lisa Ciardi