Enogastronomia: tendenze di un settore in forte crescita

L'analista delle aziende vitivinicole Leonardo Comucci spiega la situazione delle aziende di settore in Italia, con particoalre attenzione alla Toscana, dove rappresentano una sempre maggiore attrazione per il turismo

Leonardo Comucci

Leonardo Comucci

Firenze, 13 maggio 2021- Fino a qualche anno addietro solo alcuni veri appassionati viaggiavano alla scoperta dell’enogastronomia locale, spinti dalla curiosità di conoscere prodotti, territori e aziende d’eccellenza, oltre che dal desiderio di degustare i prodotti locali. Oggi, secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, il turismo enogastronomico rappresenta un segmento in fortissima crescita del settore turistico. Basterà far capo a 3 dati pre pandemia per prenderne atto: il 92% dei turisti ha preso parte ad attività legate al food e al beverage; per il 24% dei turisti, le attività gastronomiche hanno rappresentato il principale motivo di viaggio e, di queste, tre persone su quattro durante propria vacanza hanno partecipato ad esperienze legate principalmente al vino.

«In una terra come la Toscana -commenta l'analista delle aziende vitivinicole Leonardo Comucci-, nella quale il settore vino rappresenta la punta di diamante della nostra agricoltura, è facile comprendere l’importanza soprattutto futura dell’enogastronomia. Le abitudini di vita e di consumo sono cambiate - fa notare Comucci -. C’è maggior propensione a condurre uno stile di vita più sano e meno sedentario, prestando attenzione a un'alimentazione corretta; ciò significa che il cibo diventa il mezzo attraverso cui prendersi cura del proprio corpo, sia dal punto di vista fisico che psicologico. La qualità è diventata un fattore rilevante e fondamentale nella scelta del cibo. Il turista, o meglio l’ospite di un territorio, ricerca nuove esperienze soprattutto sensoriali. In questo contesto, l’enogastronomia ha assunto una rilevanza che mai aveva avuto in passato».

Sebbene un buon pranzo con prodotti locali abbia sempre rappresentato un elemento fondamentale nella vacanza, a detta di Leonardo Comucci -che è anche presidente dell'Associazione Il Santuccio- oggi il turista si mostrerebbe più interessato ad andare oltre il semplice consumo dei prodotti tipici, aspirando a conoscerne le origini, i processi, le modalità di produzione, il territorio, le vicende storiche, artistiche, sociali, la vita delle persone del luogo ecc.

«Il cibo e il vino sono espressione di un territorio -continua Comucci-, della gente che ci vive e delle sue tradizioni, oltre che elementi d’identificazione e di differenziazione rispetto agli altri. Nonostante la recessione economica, sempre più persone scelgono alimenti salubri e di qualità e pongono attenzione agli impatti ambientali, sociali ed economici della produzione e alle conseguenze di questi sul proprio territorio. Inoltre una parte crescente della popolazione è più incline a spendere di più per un prodotto di qualità legato al cibo e risparmiare su altri settori. Non è un caso che negli ultimi anni nel settore turistico la spesa per mangiare e per acquistare prodotti enogastronomici ha superato quello che si spende per dormire».

Secondo l'analista delle aziende vitivinicole dunque, l’Italia ha tutte le carte in regola per diventare la vera star del turismo enogastronomico dei prossimi anni. «Il nostro paese è primo per numero di produzioni agricole certificate; con i suoi 55 siti, insieme alla Cina è la nazione con il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità; secondo l’ultimo certificato dall’Unesco è ancora una volta un territorio particolarmente vocato all’enogastronomia come le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. L’Italia ha anche il maggior numero di aziende con produzione di uva e olive e il maggior numero di imprese di ristorazione. È seconda in Europa per numero di ristoranti stellati e quarta per numero di micro birrifici.

La Toscana ha anticipato le tendenze del turismo enogastronomico, grazie ad una buona base di partenza: l’ampia varietà di prodotti locali e ricette che affondano radici in antiche tradizioni, particolarmente votate alla condivisione ed al racconto ma anche il connubio con arte, natura, paesaggio ed il maggior numero di strutture – in particolare cantine ed agriturismi – in cui il turista può vivere un’esperienza enogastronomica creata su misura. Di fatto possiamo parlare, cosa abbastanza unica al mondo, di una Toscana che è un vero e proprio brand enogastronomico e il vero valore aggiunto del “Viaggiare in Toscana”: un connubio di immersione nella bellezza, nella natura, nei profumi, nei sapori e nelle suggestioni di un territorio che è stato in grado di mescolare sapientemente tutti gli ingredienti per creare una ricetta di successo e di forte richiamo».

Poi però è arrivato il Covid e le esperienze legate al turismo enogastronomico programmate per il 2020 sono state congelate, annullate e ove possibile rinviate. «La pandemia ha preso il sopravvento. Pur con una certa disomogeneità nei dati la situazione del turismo enogastronomico evidenzia che i mesi del 2020 pre lockdown, gennaio e febbraio sono stati in leggero aumento rispetto agli anni precedenti, ma i primi mesi dell’anno sono mesi di minore importanza per il turismo in genere; la vera crisi è avvenuta ovviamente in coincidenza con le chiusure di marzo 2020; si è poi assistito ad una consistente ripresa su base esclusivamente italiana dalla metà di giugno ad ottobre per poi definitivamente ripiombare nell’emergenza pandemica nella quale ci troviamo tuttora».

Secondo i dati del Tourism Economics si prevedono ancora delle perdite per il settore nel 2021, con una prima ripresa trainata dal turismo domestico già dall’estete di quest’anno e una fortissima ripresa con l’apertura delle frontiere o meglio con la definitiva sconfitta del virus. Un’infinità di tipologie di aziende sono state colpite dalla pandemia; nel 2020 c’è stata una grande sofferenza su tantissimi fronti, dagli eventi alle visite ai luoghi di produzione delle eccellenze italiane, dalle degustazioni alle vendite in cantina che hanno visto una contrazione del flusso enoturistico e una diminuzione degli occupati nel settore.

«Vorrei sottolineare un aspetto interessante -conclude Comucci-: il viaggio enogastronomico inizia da casa, dal desiderio di saperne di più su un cibo particolare o su una cultura gastronomica specifica. Durante il lockdown i contenuti sull’enogastronomia sono stati quelli più fruiti, prevalentemente online ma anche attraverso il delivery. Le degustazioni digitali sono state implementate nel corso dei mesi: sono diventate più numerose, piacevoli e coinvolgenti ma è totalmente mancato l’apporto sensoriale dei luoghi e la ricaduta economica sui luoghi di produzione rimasti inesorabilmente chiusi. Nei prossimi mesi si potrebbe lavorare di più sullo storytelling e sul livello qualitativo delle proposte. Sarà questo il motore primario che muoverà i viaggi del 2021».

Caterina Ceccuti