In Toscana la ripresa si ferma. Troppe ombre sull’economia

Ires-Cgil: guerra e crisi di governo minano la crescita. "Pnrr, a rischio 46 miliardi nel 2022"

Gianfranco Francese, Dalila Angelini e Roberto Errico durante la presentazione del report

Gianfranco Francese, Dalila Angelini e Roberto Errico durante la presentazione del report

Firenze, 2 agosto 2022 - Anche in Toscana la guerra accelera l’inflazione e per la seconda metà dell’anno potrebbe azzerare le prospettive di crescita. In un quadro che potrebbe peggiorare, vista la crisi di governo appena aperta che crea grande incertezza. Primo fra tutti sul Pnrr: l’eventuale slittamento dei fondi europei determinerebbe una riduzione secca degli investimenti nell’ordine di 1,1 miliardi nel 2023. La sintesi la fa Ires, il centro studi di Cgil Toscana nel suo ultimo report: “Toscana, la ripresa si è fermata”. Il focus, presentato ieri dalla segretaria generale Dalila Angelini, dal presidente del centro studi Gianfranco Francese e dal ricercatore Roberto Errico, registra una nuova battuta d’arresto dopo il forte rimbalzo positivo del 2021 con la crescita del Pil che aveva toccato il 6,9%, leggermente meglio anche alla media nazionale. Con l’arrivo del 2022, però il vento è cambiato: il ciclo economico espansivo si è interrotto e le previsioni attuali sulla fine del 2022 non lasciano molto spazio all’ottimismo visto che l’ipotesi di ripresa post pandemia in Toscana puntava per il 2022 sul 4,7%, ma a metà anno i dati sono già in calo di almeno due punti percentuali.

Con la caduta di Draghi, la Cgil teme un possibile slittamento dell’arrivo della seconda tranche dei fondi europei legati al Pnrr. Uno scenario che si tradurrebbe in un taglio degli investimenti fissi lordi per 1,1 miliardi con una flessione del Pil dell’1% l’anno prossimo e di 0,2 punti fra il 2024 e il 2026. A fine 2026, un recupero solo parziale della seconda tranche 2022, porterebbe a una riduzione degli investimenti fissi lordi cumulati 2024/2026 pari a 3,4 miliardi di euro (-4% circa). Da cronoprogramma Pnrr infatti entro fine anno devono essere varati 55 progetti e completate alcune riforme di settore (giustizia, DL concorrenza) al fine di ottenere la quota prevista per il secondo semestre 2022, pari a 46 miliardi di euro.

Dalle parole della segretaria Angelini traspare preoccupazione: "La guerra, la pandemia che ancora esiste, l’inflazione, i rincari, la crisi energetica, la crisi climatica, le crisi aziendali, i bassi salari, ora la crisi politica: il rischio è quello di far deflagrare la tenuta sociale ed economica del Paese. Servono risposte per cittadini e lavoratori ai quali l’inflazione costa fino a 2mila euro l’anno, per evitare una pericolosa crisi sociale. È la priorità. Sono necessarie politiche all’insegna della redistribuzione di reddito a favore dei ceti meno abbienti e che limitino al massimo l’uso di forme di lavoro precarie".