Toscana, i dolori dell'economia: preoccupano i poveri. E solo i cinesi assumono davvero

Parla il direttore di Ires, Franco Bartolotti

Un artigiano

Un artigiano

Firenze, 10 luglio 2019 - L’economia toscana piange lacrime amare, non cresce, anzi resta imprigionata nel quadro attuale, che caratterizza gli attuali dati macroeconomici internazionali e nazionali. Naturalmente la nostra regione non può rappresentare una eccezione vista l’aria che tira.

Così il direttore di Ires, Franco Bartolotti, non esita a parlare di “stagnazione”, nello specifico l’Istituto di ricerca per superare l’impasse non trascura l’importanza del rilancio delle infrastrutture in Toscana, tasto su cui punta anche Claudio Guggiari, della segreteria regionale della Cgil “bisogna continuare ad agire sulle infrastrutture materiali e digitali, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, scommettere sulla formazione e su un turismo più diffuso e sostenibile, spingere per una maggiore dotazione strutturale delle nostre imprese anche attraverso un credito più accessibile”.

Complessivamente gli investimenti nel primo semestre di quest’anno passano da +5,4% a +2,8% (- 2,6%) e le esportazioni da +2,9% a +2,7% (-0,2%). A descrivere dettagliatamente la situazione dell’economia toscana è un Focus di Ires dal quale emerge chiaramente che la produzione non cresce, l’occupazione è ferma, se si esclude il settore delle costruzioni, cala anche nei servizi, comparto che negli anni precedenti aveva contribuito a compensare i posti di lavoro persi nelle altre attività.

A preoccupare enormemente sono i dati della povertà assoluta: oggi 117 mila persone e 63 mila famiglie, vivono nella povertà assoluta, un esercito che attende risposte, difficili da trovare se la crescita dell’economia toscana è di fatto in ribasso.

Che la situazione sia preoccupante lo conferma anche il presidente di Ires, Gianfranco Francese “come in un tutt’altro che divertente gioco dell’oca il 2019 sembra riportare la Toscana al punto di partenza con una crescita prevista del prodotto interno lordo allo 0,2%”. Alla voce esportazioni spicca il più 84% del commercio con la Svizzera a tirare è la produzione dei lingotti d’oro nell’aretino.

Cala invece dello 0,6% l’export nel grande mercato cinese. Come detto le tensioni tra Usa e Cina non aiutano, il rallentamento della crescita a sua volta incide negativamente sulle esportazioni toscane, né bastano alcuni spiragli positivi per far cambiare rotta al nostro sistema.

Interessante il dato riguardante le nuove assunzioni a tempo indeterminato degli stranieri aumentate del 46%, nell’industria i cinesi sono quelli che assumono di più il 66% probabilmente in questo caso si tratta di cinesi che danno lavoro per lo più ai loro stessi connazionali. I consumi sono imbalsamati dal timore del futuro e anche chi ha i soldi non li spende, la ricaduta negativa sulla crescita in parte si spiega con gli scenari poco rassicuranti a livello globale e nazionale, la produzione stenta, l’occupazione fa lo stesso, gli investimenti segnano il rosso, le previsioni raccontano di un balzo in avanti quasi impercettibile nel corso di quest’anno (+0,2%), leggermente in aumento nel 2020 (+0,6%).

Per superare la crisi la Cgil non ha dubbi: bisogna adottare politiche che aiutino la crescita. E’ la ricetta che il sindaco porterà sul tavolo della politica anche in previsione del voto regionale del prossimo anno.