Roma, 18 febbraio 2021 - No a interventi un po' alla volta. Sul fisco serve una riforma complessiva. E' questo il pensiero di Draghi, reso noto anche durante il discorso al Senato. Il premier pensa a una riforma che abbracci tutto il sistema fiscale. Pensando tra l'altro anche a un rilancio della lotta all'evasione.
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D'altronde, secondo diversi sondaggi, mettere mano alle tasse è una delle priorità, secondo i cittadini, che il neo-premier deve avere in agenda. Una maxi riforma fiscale dunque, come quella degli anni Settanta, anche quella messa in atto in seguito a una grossa crisi economica.
L'idea di una commissione
L'idea di Draghi è quella di affidare a una commissione lo studio di una riforma fiscale, come avvenuto in altri Paesi. D'altronde una buona riforma fiscale è alla base di un importante rilancio economico dopo un periodo così complesso come quello che l'Italia sta attraversando.
"Sistema tributario meccanismo complesso"
«Nel caso del fisco - dice Draghi - non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all'altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli».
Riforma profonda dell'Irpef
Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l'architrave della politica di bilancio. In questa prospettiva va studiata una revisione profonda dell'Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività".
L'esperienza della Danimarca
"Le esperienze di altri Paesi - dice Draghi - insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un'imposta. Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nomino' una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L'aliquota marginale massima dell'imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata".
Niente patrimoniale
''Nei colloqui privati - dice Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera - Draghi ci ha convinto, ci ha parlato di sburocratizzazione degli appalti sul modello Genova per far partire investimenti pubblici e creare maggiore occupazione, ci ha parlato di un Recovery Fund speso guardando agli investimenti produttivi, ha detto che non toccherà il Titolo V della Costituzione, ha detto che non aumenterà le tasse e non ci sarà la patrimoniale".