Caro colazione al bar, il caffè vola al +17% in Toscana

L'indagine di Federconsumatori: “Non sono aumenti speculativi, colpa dei rincari generalizzati che i pubblici esercizi riversano in parte sul consumatore finale”

Colazione al bar piu' 'salata'

Colazione al bar piu' 'salata'

Firenze, 27 maggio 2022 – Dal caffè al cappuccino, dal cornetto alla spremuta d’arancia, dal tramezzino all’acqua in bottiglia: i prezzi nel 2022 sono aumentati tutti con percentuali a due cifre. Secondo una ricerca effettuata da Federconsumatori, il re della colazione, il caffè, in Toscana segna aumenti del 17% sul 2021, con un prezzo medio di 1,13 euro. Il cappuccino è aumentato del 18%, per un prezzo medio di 1,50 euro e il cornetto, per il quale si spendono in media 1,27 euro, del 19%. Stesso incremento per la spremuta d'arancia, che va sui 3,17 euro, mentre l'aumento più alto è senza dubbio quello del prezzo della bottiglietta di acqua da mezzo litro: +35%, per un costo medio che sfiora 1,60 euro.

Così, per fare la classica colazione al bar, con cappuccino e cornetto, oggi si spendono mediamente 2,77 euro, che, in un mese, fanno oltre 80 euro di spesa, se uno dovesse consumarla ogni giorno fuori casa. Se poi si mangia un tramezzino al banco nella pausa lavoro, si devono aggiungere altri 2,50 euro circa, che fanno lievitare ulteriormente la spesa.

“Nella nostra regione – commenta Luca D'Onofrio, presidente di Federconsumatori Toscana – abbiamo rilevato rincari al bar tra il 10 e il 20 per cento. Non si tratta però di una speculazione dei pubblici esercizi. Gli aumenti generalizzati, in particolare quelli sull'energia, hanno inciso anche sui bar, che hanno riversato una parte di questi aumenti sui consumatori”. “Purtroppo – aggiunge – il governo prosegue sulla strada degli interventi emergenziali e a tempo 'determinatissimo', del tutto inadeguati a ridurre la sofferenza economica delle famiglie. I tagli delle accise e dell'Iva scadono l'8 luglio 2022”. "C'è anche il bonus una tantum da 200 euro ai lavoratori, è vero, ma Istat ci dice che con l'attuale inflazione la perdita del potere d'acquisto delle famiglie è di 2mila euro su base annua. Quindi i 200 euro compensano solo il 10 per cento dell'aggravio di spesa. Un intervento, dunque – conclude D'Onofrio – che non risolve affatto il problema”.