Colpo di scena della corte Europea: Banca Etruria poteva essere salvata

Giudicato legittimo l'intervento del fondo interbancario in Tercas che la Ue aveva bocciato come aiuto di stato. Senza quel precedente, Bpel avrebbe potuto essere ricapitalizzata senza risoluzione, crac e bond azzerati

Proteste a Banca Etruria

Proteste a Banca Etruria

Arezzo, 19 marzo 2019 - Il Tribunale Ue assesta un colpo all'antitrust della Commissione europea e apre ancor più la strada ai salvataggi bancari di «sistema». Ma la sentenza riapre anche, sia pure a posteriori e a buoi scappati dalle stalle, il caso Etruria. Si fosse conosciuto nel novembre 2015, all'epoca del decreto di risoluzione, l'orientamento della corte europea di giustizia del Lussemburgo, Bpel avrebbe potuto essere salvata dal fondo interbancario, senza azzeramento delle subordinate, senza fallimento e quindi anche senza processi per bancarotta e via dicendo. 

 La Corte ha riconosciuto come non fosse «aiuto di Stato» l'intervento del Fondo Interbancario di tutela dei depositi (Fitd) che aiutò, con i fondi delle banche italiane private, la Popolare di Bari a salvare Tercas nel 2014. La bocciatura della dg competition guidata dalla Vestager a inizio 2015 (poi formalizzata nel dicembre di quell'anno), bloccò analoghi interventi su Cariferrara, per la quale c'era anche la formale autorizzazione di Banca d'Italia, e Banca Marche oltre che per Etruria.

Le trattative con Bruxelles proseguirono fino all'ultimo per poi naufragare e indurre le autorità italiane ed europee a mandare in risoluzione, il 22 novembre 2015, le 4 banche con conseguenze economiche, sociali e politiche impreviste visto che l'opinione pubblica non era pienamente cosciente delle nuove regole. Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, che all'epoca aveva caldeggiato la soluzione Fitd per evitare instabilità finanziaria, crisi di fiducia dei risparmiatori e oneri comunque maggiori visto l'esborso al Fondo di risoluzione, chiede adesso le dimissioni della Vestager. Lo stesso governatore Ignazio Visco ha più volte ricordato come l'intervento del Fondo avrebbe evitato danni maggiori al comparto bancario italiano e ultimamente è tornato a caldeggiare soluzioni simili per le crisi sul modello della Fdic, l'agenzia federale Usa.

Il Fitd a seguito di quella decisione dovette 'clonarsì inventando uno schema volontario senza la presenza dei rappresentanti della Banca d'Italia che ora la Corte riconosce fosse di 'meri osservatorì. Lo schema volontario restituì, con una partita di giro, l'aiuto alla Popolare Bari che però dalla vicenda Tercas rimase comunque zavorrata essendo l'istituto in condizioni peggiori del previsto e scontando mesi di incertezza. L'istituto barese valuterà «determinazioni su eventuali azioni di rivalsa e di richiesta di risarcimenti».

Va ricordato che secondo Bruxelles le autorità italiane erano state più volte avvisate che l'utilizzo del Fitd fosse al limite delle norme europee sulla Brrd (la direttiva sulla condivisione del rischio) e del bail in che sarebbe poi entrato in vigore in Italia nel 2016. Ma evidentemente qualcosa fra Roma, Bruxelles e Francoforte non ha funzionato. Ora la sentenza della Corte rimette in gioco il Fitd specie per risolvere i problemi degli istituti di piccole e medie dimensioni che la normativa Ue non prevede possano godere degli strumenti visto che non sussiste 'l'interesse pubblicò.

Un rischio per la stabilità finanziaria dell'intero comparto che già sconta le debolezze di npl in riduzione ma ancora consistenti, di un'economia che rallenta la sua breve ripresa, di un debito pubblico in aumento e che trasmette le sue debolezze attraverso i Btp in portafoglio e dell'instabilità politica. Una crisi seppure locale quindi può generare danni elevati. In ogni caso appunto il Fitd ha varato il suo schema volontario (seppure il suo funzionamento sia più macchinoso e lento) ed è già intervenuto con un prestito in Carige. Certo non salvare le banche provoca danni e oneri maggiori ma anche salvarle non è gratis. I contributi, tutti privati, del comparto per salvare quelli che in fondo sono concorrenti che si sono comportati male o hanno mal gestito sono stati imponenti e a danno degli azionisti.

Alcuni sono stati obbligatori (tramite il Fondo di Risoluzione nazionale) altri volontari (fondo Atlante). Lo Stato pure ha fatto il suo per Mps e per le banche venete. Si vedrà ora come l'antitrust Ue e la vigilanza Bce si comporteranno nei prossimi mesi ma già la rapida decisione di Francoforte di commissariare Carige e ora questa sentenza sono segnali chiari. Ormai però per Banca Etruria e anche per il suo vertice finito sotto inchiesta prima e sotto processo poi è troppo tardi: dal punto di vista penale probabilmente è troppo tardi, non cambia più niente.