Woman going through bills, looking worried

Famiglie alle prese con conti talvolta difficili da far quadrare

Firenze, 17 novembre 2022 – Famiglie e imprese sono in difficoltà per il caro bollette e per l'inflazione che sfiora il +13% in Toscana. Facile, dunque, rinviare un pagamento di un'utenza o di una rata di un finanziamento. Ma se si rimanda troppo, si rischia di avere a che fare con le agenzie di recupero crediti, che sono sempre di più sul mercato. Il debitore viene sottoposto solitamente ad un vero e proprio stalkeraggio, con telefonate ed email continue, a tutte le ore. Ma come difendersi? E cosa succede se non si paga? Lo abbiamo chiesto ad un esperto in materia, il responsabile del settore credito di Codacons Toscana, Silvano Bartolini. I collaboratori sono pagati solo se chiudono la pratica “Viviamo in un momento difficile, dove le persone non riescono nemmeno a pagare le bollette. Capita spesso, dunque, che le società creditrici – spiega Bartolini – si affidino subito, non appena una scadenza non viene rispettata, a società esterne di recupero crediti. I collaboratori di queste società, quindi gli operatori che chiamano e spesso anche arrivano a minacciare i debitori, sono pagati a provvigione”. “Se non incassano il credito e quindi se non chiudono la pratica in un massimo di 30-40 giorni – prosegue Bartolini – non riscuotono niente. Sono pagati a percentuale su quanto incassano. Solitamente il loro compenso varia dal 10 al 50% dell'importo che riescono a recuperare. Di qui questo atteggiamento aggressivo, con decine di telefonate al giorno o chiamate anche al vicino di casa o al datore di lavoro, cosa assolutamente vietata dalla legge sulla privacy”. “A volte minacciano anche di inviare a casa i carabinieri o gli ufficiali giudiziari – fa presente l'esperto del Codacons Toscana – cercando di indebolire e impaurire la persona con lo scopo di farla pagare”.  Se l'operatore non riesce a recuperare la somma dal debitore, la pratica viene restituita all'agenzia che poi la gira ad altre società di recupero crediti. “A volte una stessa pratica passa di mano a quattro o cinque società di recupero”, dice Bartolini, che mette in guardia il debitore. “Non sempre le somme richieste sono dovute. A volte si tratta di importi che per qualche ragione sono stati contestati alla società con il quale il cittadino ha effettivamente il debito”. In altri casi, nel passaggio dalla società alle varie agenzie di recupero crediti, si possono verificare degli errori, su debiti che per esempio sono stati nel frattempo saldati.  “Per questo la prima cosa da fare – suggerisce Bartolini – è chiedere aiuto ad un'associazione di categoria, che può tutelare il cittadino, verificare se ci sono errori ed eventualmente accordarsi con la società creditrice con un piano di rientro o un saldo e stralcio”. Le agenzie di recupero crediti non possono pignorare i beni Le agenzie di recupero crediti non possono avviare le procedure esecutive, a partire dalla richiesta di pignoramento. Su questo fronte, infatti, non hanno nessun titolo per farlo. “Lo può fare solo la società che ha ceduto il credito per l'incasso, che resta proprietaria del credito”, sottolinea Bartolini. Ma allora perché le società si affidano a queste agenzie, quando potrebbero avviare loro il procedimento per recuperare i soldi? “Perché costa e perché la giustizia è lunga”, risponde Bartolini. “Per una bolletta da poche decine o centinaia di euro, non è conveniente avviare un ricorso giudiziario. All'azienda conviene di più vendere il credito, dal quale ottiene circa il 10-20% dell'importo, e quindi già recupera qualcosa, e poi quello che non riesce a recuperare lo mette in perdita nel bilancio. Il che è un vantaggio perché così l'azienda pagherà meno tasse, visto che si abbassa il ricavo”.

Economia

Firenze, 17 novembre 2022 – Famiglie e imprese sono in difficoltà per il <a href="https://www.lanazione.it/cronaca/toscana-economia-1.8291684" target="_blank">caro bollette</a> e per <a href="https://www.lanazione.it/economia/inflazione-oggi-1.8290845" target="_blank">l'inflazione</a> che sfiora il +13% in Toscana. Facile, dunque, rinviare un pagamento di un'utenza o di una rata di un finanziamento. Ma se si rimanda troppo, si rischia di avere a che fare con le agenzie di recupero crediti, che sono sempre di più sul mercato. Il debitore viene sottoposto solitamente ad un vero e proprio stalkeraggio, con telefonate ed email continue, a tutte le ore. Ma come difendersi? E cosa succede se non si paga? Lo abbiamo chiesto ad un esperto in materia, il responsabile del settore credito di Codacons Toscana, Silvano Bartolini. 
I collaboratori sono pagati solo se chiudono la pratica 
“Viviamo in un momento difficile, dove le persone non riescono nemmeno a pagare le bollette. Capita spesso, dunque, che le società creditrici – spiega Bartolini – si affidino subito, non appena una scadenza non viene rispettata, a società esterne di recupero crediti. I collaboratori di queste società, quindi gli operatori che chiamano e spesso anche arrivano a minacciare i debitori, sono pagati a provvigione”. “Se non incassano il credito e quindi se non chiudono la pratica in un massimo di 30-40 giorni – prosegue Bartolini – non riscuotono niente. Sono pagati a percentuale su quanto incassano. Solitamente il loro compenso varia dal 10 al 50% dell'importo che riescono a recuperare. Di qui questo atteggiamento aggressivo, con decine di telefonate al giorno o chiamate anche al vicino di casa o al datore di lavoro, cosa assolutamente vietata dalla legge sulla privacy”. “A volte minacciano anche di inviare a casa i carabinieri o gli ufficiali giudiziari – fa presente l'esperto del Codacons Toscana – cercando di indebolire e impaurire la persona con lo scopo di farla pagare”.&nbsp; 
Se l'operatore non riesce a recuperare la somma dal debitore, la pratica viene restituita all'agenzia che poi la gira ad altre società di recupero crediti. “A volte una stessa pratica passa di mano a quattro o cinque società di recupero”, dice Bartolini, che mette in guardia il debitore. “Non sempre le somme richieste sono dovute. A volte si tratta di importi che per qualche ragione sono stati contestati alla società con il quale il cittadino ha effettivamente il debito”. In altri casi, nel passaggio dalla società alle varie agenzie di recupero crediti, si possono verificare degli errori, su debiti che per esempio sono stati nel frattempo saldati.&nbsp; “Per questo la prima cosa da fare – suggerisce Bartolini – è chiedere aiuto ad un'associazione di categoria, che può tutelare il cittadino, verificare se ci sono errori ed eventualmente accordarsi con la società creditrice con un piano di rientro o un saldo e stralcio”. 
Le agenzie di recupero crediti non possono pignorare i beni 
Le agenzie di recupero crediti non possono avviare le procedure esecutive, a partire dalla richiesta di pignoramento. Su questo fronte, infatti, non hanno nessun titolo per farlo. “Lo può fare solo la società che ha ceduto il credito per l'incasso, che resta proprietaria del credito”, sottolinea Bartolini. Ma allora perché le società si affidano a queste agenzie, quando potrebbero avviare loro il procedimento per recuperare i soldi? “Perché costa e perché la giustizia è lunga”, risponde Bartolini. “Per una bolletta da poche decine o centinaia di euro, non è conveniente avviare un ricorso giudiziario. All'azienda conviene di più vendere il credito, dal quale ottiene circa il 10-20% dell'importo, e quindi già recupera qualcosa, e poi quello che non riesce a recuperare lo mette in perdita nel bilancio. Il che è un vantaggio perché così l'azienda pagherà meno tasse, visto che si abbassa il ricavo”.

Agenzia recupero crediti, come funziona e perché non si possono pignorare i beni

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Codacons Toscana: “Gli operatori vengono pagati solo se incassano i crediti. Provvigioni che variano dal 10 al 50% sull'importo del debito”

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