Esami e visite in Toscana: boom di richieste. Effetto long covid. Cardiologia +40%

Da gennaio incremento del 17% per la specialistica, del 26,3% per la diagnostica

Aumentano in maniera consistente le visite specialistiche in Toscana

Aumentano in maniera consistente le visite specialistiche in Toscana

Firenze, 7 aprile 2022 - ​Impegnata nel piano di abbattimento delle liste d’attesa, la sanità toscana si trova a dover fare i conti con un aumento spaventoso di richieste di esami (+26,3%) e visite specialistiche (+17%) nell’ultimo trimestre. Tanto che oggi, per fare il punto della situazione e per affrontare alcuni nodi particolari, l’assessore regionale al diritto alla Salute, Simone Bezzini, ha convocato i vertici delle aziende sanitarie e ospedaliero universitarie.

C’è un caso, in particolare, che ha sollecitato una riflessione con gli specialisti e per cui si pensa di poter mettere in piedi un percorso speciale. Si tratta della richiesta di visite e consulenze cardiologiche: nei primi tre mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, c’è stato un vero boom di richieste. Si è passati dalle 64.505 prescrizioni del 2019 alle 90.209 del 2022, con un incremento del 40%. Un aumento esorbitante che supera ampiamente anche il dato del 2021 quando erano state 70.468, mentre (con il mese di marzo in pieno lockdown) le 54.739 del 2020 non fanno testo.

Il botto di richieste si lega a doppio filo con gli effetti del long Covid. Lo ha spiegato Francesco Fattirolli, il direttore della Riabilitazione cardiologica di Careggi che ha coordinato lo studio effettuato su 500 pazienti seguiti per un anno dopo essere stati ricoverati per Covid tra il 2020 e il 2021, con visite e accertamenti strumentali eseguiti a un mese, tre mesi, sei mesi e un anno dalle dimissioni.

"Anche a un anno dal superamento della malattia molti pazienti continuano a manifestare sintomi – spiega – Ma la maggioranza lamenta stanchezza e affanno".

Sarebbero proprio queste due condizioni, la debolezza e l’affaticamento precoce, a indurre le persone a richiedere accertamenti per verificare la salute del cuore. In pratica sarebbero spinti dal timore di aver sviluppato problemi cardiologici, constatando che, rispetto a prima di aver contratto il virus, si stancano più facilmente a parità di sforzo. Anche solo per salire due rampe di scale, il cuore batte con una frequenza maggiore.

"A ingenerare questa enorme espansione di richieste di visite ed esami cardiologici c’è una grande preoccupazione di fondo che nasce anche dal fatto che si è dato ampio risalto mediatico, nei mesi scorsi, a un aumento di miocarditi nei ragazzi che si erano sottoposti alla vaccinazione – spiega Fattirolli – Benché si trattasse di pochissimi casi accertati, il solo fatto di sapere che anche la malattia può far sviluppare l’infiammazione del muscolo cardiaco o della membrana che lo avvolge, al minimo disagio, per escludere qualsiasi rischio, si richiede una visita e gli esami che possano scongiurarne la presenza".

In effetti anche dallo studio pubblicato dalla Società italiana di cardiologia emerge che l’impatto di malattie cardiovascolari nel Covid è comparabile con altre patologie scatenate da altri virus, come la stessa influenza. "Saranno necessarie altre e più approfondite analisi per capire di più e meglio se con il Covid l’incidenza è maggiore", conclude Fattirolli.

La Regione sul tema dell’aumento delle richieste di visite cardiologiche convocherà anche i medici di famiglia. L’incremento è così importante che se il trend continua sarà impossibile riuscire a soddisfarle in tempi rapidi. Sono dunque i medici a dover fare un maggior filtro, a selezionare i pazienti che, realmente, in base ai sintomi, hanno necessità di una consulenza cardiologica.

«L’aumento di richieste di accertamenti è in gran parte da ricondurre a un aspetto psicologico: la debolezza e il cardiopalmo da affaticamento possono spaventare – spiega Massimo Milli, direttore della struttura complessa di Cardiologia Firenze 1 dell’Asl Toscana centro – Ma la maggioranza delle consulenze cardiologiche che facciamo in questo tipo di pazienti si conclude con esito negativo: il loro cuore è sano".