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Piombino (Livorno), 15 giugno 2022 - "Via dal nostro mare, ci volete rovinare, levatevi di qui". Prima ha affiancato la barca dei tecnici Snam impegnati nei rilievi in mare, poi l’ha urtata speronandola a bassa velocità. Un episodio, per fortuna senza feriti e danni, che però costituisce la rappresentazione plastica della tensione che si vive in questi giorni sulle banchine del porto di Piombino. Il progetto del rigassificatore non piace alla città e non piace soprattutto ai pescatori e agli itticoltori. A Piombino ci sono le più grandi “fattorie del mare“ d’Italia con oltre 200 addetti. Temono che il rigassificatore possa danneggiare le loro attività. Piombino ha vissuto con orgoglio più di cent’anni all’ombra degli altoforni, tra acciaio e carbon coke, ha ospitato una centrale termoelettrica a olio pesante per quasi mezzo secolo. Le ciminiere e il gasometro erano esibiti orgogliosamente come simboli di progresso e benessere. Ma dopo lo spegnimento dell’altoforno, nel 2014, la città ha voltato pagina. Senza rinnegare la storia e senza rinnegare l’industria, che comunque assicura un reddito a più di duemila famiglie, oggi Piombino sta costruendo un altro orizzonte. I numeri ci sono già: un comparto turistico da oltre 800mila presenze annuali e un settore dell’agroittica che è diventato il principale polo produttivo in Italia con più di 200 addetti diretti e oltre 9mila tonnellate di pesce (orate e spigole) e molluschi (cozze e ben presto ostriche) di produzione annuale. Ecco perché la tensione è salita alle stelle, quando una barca con i tecnici di Snam intenti ai rilievi per il progetto del rigassificatore è stata incrociata da un’altra barca, quella degli addetti a un impianto di agroittica. "La persona che era al timone – riferisce un testimone che preferisce restare anonimo – ha perso la testa e rivolgendo offese al personale Snam ha speronato ...
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