Ciatti: "Consolazione a metà: l’amico di Bissoultanov era colpevole"

Le riflessioni dei colleghi di Niccolò: "Stiamo qui a discutere delle condanne, sugli anni, ma Niccolò non tornerà più"

Firenze, 4 giugno 2022 - La parola usata in questi casi è "consolazione", come detto anche dalla legale italiana dei parenti di Niccolò Ciatti, il ragazzo brutalmente ucciso a 21 anni nel 2017 a Lloret de Mar. Consolazione perché il principale imputato, il ceceno Rassoul Bissoultanov è stato condannato per omicidio volontario. Ma chi ha visto crescere Niccolò non è granchè perché l’amico di Bissoultanov, Movsar Magomadov, è stato assolto. E quella realtà brucia dentro. "E non ci va giù. Non va per niente bene. Non credo più alla giustizia", è il duro commento di Elena Popescu, che lavora agli alimentari Hermes e Ibis e Elena. Lei conosceva Niccolò: "Eravamo dietro al banco dove lavorava, sì, lo conoscevo. Da una parte sono contenta per la condanna a Bissoultanov. Ho visto quello che è successo, omicidio volontario è la giusta descrizione per quello che è avvenuto. Dall’altra provo rabbia per l’amico, che ha partecipato attivamente a quel massacro. Che poi, se uno ci pensa, siamo qui a riflettere sulle condanne, sugli anni, ma Niccolò non torna mica indietro". Parliamo di un ragazzo di 21 anni e, invece, che "assolto" forse la parola giusta era "assalto". "Ti dirò, se quell’uomo prende 24 anni di condanna e 9 di libertà vigilata per me è anche poco – afferma Mirco Crini, titolare della Pizzicheria Panichi, un altro ‘vicino’ di Niccolò -. Per quello che ha fatto doveva andare direttamente in galera, senza giustificazioni. È vergognoso". Gli spieghiamo che Movsar Magomadov è stato assolto. Crini sta un attimo in silenzio: "Io non ho le competenze – spiega con grande umiltà – però dico che l’amico è colpevole quanto l’altro, non è che sono qui a pensare se doveva prendere 24 anni o meno. Essere assolto però mi sembra una presa in giro, come è possibile?".

Il presidente dello Storico mercato centrale Massimo Manetti è scosso: "Da un lato la buona notizia è nella condanna per omicidio volontario, spero che l’entità della pena sia adeguata - afferma -. Dall’altro l’amico assolto è grave: lui era lì, ha fatto in modo che accadesse quello che è accaduto. Era un complice, anche se non ha sferrato il calcio mortale". "Ero molto amico di Niccolò – racconta -. Siamo tutti al Mercato, qui lavoriamo, questa vicenda ci colpisce direttamente. Adesso non chiamerò Luigi (il padre ndr), bisogna lasciar passare un po’ di tempo, anche perché mi immagino che ora saranno in molti a cercarlo. Quando invece la situazione sarà più tranquilla, ci sentiremo, come abbiamo sempre fatto". Così, in un caldo pomeriggio di inizio giugno, quando la gente pensa al mare più che alle nozioni di diritto penale, sappiamo che una prima risposta è arrivata. Il calcio sferrato da Bissoultanov voleva uccidere. Eccola la realtà: diretta, cruda.. Consolatoria? Forse non per tutti.