Keu, due relazioni per due verità diverse. "Troppe domande ancora senza risposta"

Dall’emendamento pro conciatori ai 12 siti inquinati: ecco cosa dicono i documenti finali della commissione d’inchiesta discussi oggi in Regione

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri di Firenze, 18 gennaio 2022

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri di Firenze, 18 gennaio 2022

Empoli, 20 aprile 2022 - Due relazioni diverse per due posizioni agli antipodi che si traducono in conclusioni del tutto differenti. Lo scandalo dei fanghi tossici provenienti dalle concerie di Santa Croce e disseminati in mezza Toscana avvelena e spacca anche la politica regionale. A mettere la parola fine ai lavori della Commissione d’inchiesta regionale sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata sono due relazioni differenti, in tutto (o quasi). A cominciare dalla copertina: è bianca con il logo della Regione quella presentata dalla maggioranza (Pd e Italia Viva) e nera color keu quella redatta dalle opposizioni (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Movimento 5 stelle). I documenti (due fardelli da 184 e 239 pagine ciascuno) racchiudono mesi di audizioni, analisi tecniche e riflessioni politiche. Tutti temi che oggi verranno affrontati durante la discussione in consiglio regionale.

Uno degli snodi principali è il famoso emendamento che, secondo l’accusa, avrebbe favorito le concerie di Santa Croce coinvolte nell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della ’ndrangheta in Toscana. "Si ritiene che l’iter di presentazione e di approvazione dell’emendamento sia risultato rispettoso delle procedure regolamentari vigenti ", si legge nella relazione della maggioranza dove a un certo punto il keu viene ribattezzato ’kew’. Sempre nelle conclusioni finali c’è scritto: "Nel corso dei lavori la Commissione ha potuto più volte constatare come l’emendamento in questione non abbia trovato attuazione, e che la mancata attuazione delle stesso è stata oggetto anche di ricorsi al Tar rispetto ai quali la Regione ha resistito". Insomma, per la maggioranza, dai lavori della commissione "si è evidenziato un corretto operato da parte degli uffici della Regione competenti in materia di autorizzazioni ambientali nonché da parte di Arpat nell’esercizio delle funzioni di controllo". Dubbi e interrogativi emergono invece nel documento finale presentato dalle opposizioni. "Questo emendamento era un modo per risolvere un problema o per compiacersi una lobby?", si chiedono le forze di minoranza.

«Nella sua audizione l’ex governatore Enrico Rossi – spiega la presidente della commissione, Elena Meini (Lega) – riferisce per la prima volta che l’incontro con Pieroni sulle scale, nel quale gli disse che l’emendamento era una ’cazz...’, avviene nell’ottobre del 2019, e non qualche giorno prima della presentazione dell’emendamento che poi verrà proposto in consiglio nel giugno 2020. Dunque, è trascorso un arco temporale importante. E come mai Pieroni in questo periodo non si è confrontato con nessun altro?".

Per l’opposizione merita poi approfondire quanto accadde dopo l’approvazione e l’entrata in vigore dell’emendamento pro conciatori: "Tanta era l’attesa di tale norma (in sé legittima) da parte sia del sistema conciario sia del sistema dello smaltimento dei reflui che a cavallo dell’estate 2020 furono richieste ben 3 autorizzazioni, tutte negate – si legge in un passaggio della relazione –. A seguito dei rifiuti formalizzati dagli uffici regionali, le aziende coinvolte hanno ricorso al Tar, di fronte al quale la Regione si è costituita in uno dei procedimenti". E in quell’occasione, si legge ancora nella relazione "la stessa Regione Toscana – messa di fronte ai giudici toscani, per difendere l’operato dei propri uffici rimasti coerenti con quanto già sostenuto nel 2018 – ha bollato come un “chiaro e maldestro” tentativo lobbistico tale emendamento". Ma oltre alle responsabilità politiche, le opposizioni chiedono chiarezza per la salute dei cittadini. "Ancora non esiste un piano certo per mettere in sicurezza la 429 e tante domande restano ancora senza risposta – conclude Meini – Una su tutte: dal 2010 al 2019 sono state prodotte oltre 67mila tonnellate di keu. Circa dodicimila sono state trovate nei 12 siti finiti sotto inchiesta. Tutte le altre dove sono?".