Antivirali, l’argine alla nuova ondata Covid: "Ma l’efficacia è una questione di tempi"

L’infettivologo Di Pietro (Asl Toscana Centro): "I farmaci vanno somministrati entro 5 giorni dai primi sintomi"

Firenze, 8 luglio 2022 - Con la ripresa della pandemia Covid 19 si torna a parlare di antivirali, farmaci che limitano il rischio di ospedalizzazione in anziani e fragili. Eppure finora il loro uso non è decollato, probabilmente per il fattore tempo che impone la somministrazione entro 5 giorni dai primi sintomi. Dall’inizio della loro disponibilità (fine 2021), nella Asl Toscana Centro i centri ospedalieri hanno autorizzato 698 antivirali, e altri 328 sono stati prescritti dai medici di famiglia. Nella Asl Nord Ovest le farmacie ospedaliere hanno distribuito 500 Paxlovid e 683 Lagevrio, e i medici di famiglia hanno somministrato 302 Paxlovid. Non sono disponibili i dati della Asl Sud Est e vanno considerate anche le Aziende ospedaliere universitarie, ma in tutta Italia il dato sembra confermare lo scarso utilizzo: un trend che potrebbe ora cambiare.

A fare il punto il dottor Massimo Di Pietro, direttore Malattie Infettive 1 Firenze-Empoli e coordinatore per l’Asl Toscana Centro per le malattie infettive.

Quando servono questi farmaci?

"Agiscono sul virus ‘bloccando’ la sua replicazione. Negli studi la loro efficacia si è dimostrata ottimale nei pazienti fragili se somministrati nei primi giorni di malattia: l’Aifa li ha autorizzati purché la terapia inizi entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi, sottolineo dai sintomi, non dal test. L’inizio precoce è il vincolo principale: la prescrivibilità ai medici di medicina generale e la prospettiva di coinvolgimento dei pronto soccorso e dei medici di continuità assistenziale va in questa direzione. Per il resto, verificato che non ci siano interferenze con terapie in corso, sono farmaci sicuri con modesti effetti collaterali, come mal di testa e qualche disturbo gastrointestinale".

La loro efficacia?

"Riducono significativamente il rischio di ospedalizzazione se somministrati nei tempi corretti e a pazienti fragili, con patologie correlate alla malattia severa e all’ospedalizzazione: malattie onco-ematologiche, diabete scompensato, obesità con Bmi (indice di massa corporea, ndr) superiore a 30, immunodepressione, età avanzata (oltre i 65 anni). Ricordo che la maggiore protezione rispetto alla malattia grave e al decesso è la vaccinazione completa: gli antivirali riducono ulteriormente questo rischio e li consiglierei senz’altro ai non vaccinati".

Si parla molto del paxlovid: come sta andando?

"Nella nostra esperienza rappresenta circa i due terzi delle prescrizioni e ha dimostrato, nella fase registrativa, una riduzione della necessità di ospedalizzazione di poco meno del 90% rispetto ai non trattati. Con le forme meno aggressive ma fortemente diffusive dello scenario attuale, ha un valore importante nei soggetti fragili e a rischio".

Con la nuova ondata di contagi è aumentato l’uso di farmaci antivirali orali?

"Le richieste che riceviamo per una valutazione o una consulenza sulle terapie precoci sono aumentate, in particolare in questi giorni. Un dato confermato dai colleghi infettivologi di Careggi".