Uffizi, un libro svela che fu Eleonora di Toledo a volere il Giardino di Boboli

Lo storico dell’arte americano Bruce Edelstein ripercorre nella sua opera la storia della duchessa a 500 anni dalla nascita

Da sinistra: Bruce Edelstein, Claudia Conforti ed Eike Schmidt

Da sinistra: Bruce Edelstein, Claudia Conforti ed Eike Schmidt

Firenze, 20 luglio 2022 - È stata Eleonora di Toledo a volere e trasformare Boboli in uno dei giardini più belli del mondo. E oggi più che mai viene ricoperta come modello di leadership femminile grazie al nuovo libro di Bruce Edelstein che ne racconta la storia a 500 anni dalla nascita. Lo storico dell’arte e professore alla New York University Florence, ha messo per la prima volta in luce le intuizioni della moglie di Cosimo I de’ Medici nell’amministrazione di uno dei principali polmoni verdi di Firenze.

In trono, accompagnata dal suo secondogenito, in atteggiamento solenne e in un lussuoso abito di prezioso broccato: la duchessa di Firenze, dal 1539 al 1562, nota soprattutto per il ritratto dell’artista di corte Agnolo Bronzino esposto agli Uffizi, è stata la più importante collaboratrice del marito Cosimo I de’ Medici. Nata in Spagna intorno al 1522 e trasferitasi a Napoli quando il padre, Pedro Alvarez di Toledo, fu chiamato a prestare servizio come viceré della città, Eleonora sposò Cosimo I de’ Medici nel 1539. Fu proprio lei, come racconta Bruce Edelstein nel suo libro ‘Eleonora di Toledo and the creation of Boboli Gardens (Edizioni Sillabe, in lingua inglese), dedicato alla duchessa fiorentina a 500 anni dalla sua nascita, la vera protagonista dell’acquisto del Giardino di Boboli nel 1550 e della sua trasformazione in uno dei più bei parchi del mondo.

Ispirazione per i più grandi giardini principeschi di tutta Europa e uno dei più spettacolari esempi di museo a cielo aperto, Boboli è stato a lungo erroneamente considerato come accidentalmente acquisito dalla famiglia Medici in seguito all’annessione di Palazzo Pitti. Tre decenni di ricerche approfondite permettono oggi a Bruce Edelstein di affermare esattamente il contrario: ad attrarre l’attenzione di Eleonora e di Cosimo, ancor prima del palazzo, fu proprio l’enorme area verde retrostante, che trasformarono con imponenti lavori.  Il volume segnala le testimonianze di chi, dal Cinquecento fino agli inizi del diciannovesimo secolo, sostenne con convinzione il ruolo centrale di Eleonora di Toledo nell’acquisizione e nella gestione di Boboli: e tra i primi furono il diarista “Marucelli” nella sua Cronaca fiorentina, il poeta Benedetto Varchi, l’archeologo Francesco Inghirami, solo per citarne alcuni. 

Modellato infatti per rispondere alle esigenze della duchessa fiorentina, che desiderava godere dei piaceri della vita agreste mentre affiancava il marito nelle questioni di Stato, il giardino divenne ben presto una vera e propria campagna all’interno delle mura di Firenze, all’insegna del cibo sano, dell’aria pulita e dell’esercizio fisico.  L’acquisizione del giardino di Boboli è da considerarsi culmine di un sempre maggiore interesse da parte di Eleonora di Toledo nei confronti della vita rurale: tra le sue prime operazioni ci fu infatti l’aggiunta di un giardino pensile sul tetto dell’ex Palazzo della Signoria, una serie di “orticini” con lo scopo di ampliare l’offerta di cibi disponibili per la tavola ducale. Il volume dedica poi grande attenzione all’unica testimonianza pittorica dei giardini medicei in quegli anni: la celebre serie di diciassette lunette dipinte tra il 1599 e il 1608 attribuite all’artista fiammingo Giusto Utens, che oltre alle architetture delle ville offre una preziosa documentazione visiva del verde che le circondava e altri elementi di cui altrimenti si sarebbe persa memoria.

Nel suo complesso il testo testimonia e ricostruisce la genesi di Boboli, che grazie alle intuizioni di Eleonora di Toledo si distingue dai precedenti tentativi “green” della città fiorentina, anticipando le moderne tendenze e riforme ecologiche.  “Nel ritratto di Eleonora da Toledo del Bronzino agli Uffizi - spiega Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi - la duchessa si fece rappresentare davanti al paesaggio intorno a Pisa, la terra che aveva contribuito a sviluppare dal punto di vista agricolo. Nel libro di Bruce Edelstein emerge come con lo stesso spirito imprenditoriale essa riuscì a fare di Boboli non solo un luogo di delizie, ma anche un piccolo centro agricolo con aree dedicate all’orticoltura e ad altre coltivazioni, per il fabbisogno della corte. Nelle pagine del volume si scopre Boboli, esempio poi seguito nei giardini di tutto il mondo, in ogni suo aspetto: qui l’incanto di grotte, fontane, sculture e siepi si intreccia inaspettatamente anche a una visione pratica, che guardava alle necessità della tavola e alla salute della famiglia. Vera matriarca, questa donna eccezionale, straniera calata nella vita fiorentina, ha lasciato alla città e all’umanità un capolavoro di cultura ecologica”.

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