Volontariato, la testimonianza. Esasperati dalla burocrazia: "Così i giovani smettono"

Luciano Corti da Poggibonsi racconta la sua esperienza

Luciano Corti

Luciano Corti

Poggibonsi (Siena), 6 agosto 2022 - «Ore d’attesa al pronto soccorso, pazienti esasperati e, invece di un grazie, lamentele e sfoghi: così tanti si allontanano dal volontariato". A raccontarlo è Luciano Corti (nella foto) , 65 anni, da 22 alla Misericordia di Poggibonsi.

Cosa è cambiato?

"Un tempo si chiedeva ai volontari solo quello che potevano dare, senza addossare loro grandi responsabilità. Ogni contributo era ben accetto e ripagato da gratitudine: un aspetto che incentivava ad avvicinarsi a questo mondo".

Ora non è più così?

"Non è un problema di persone, ma di procedure. Tutto è diventato complesso e questo crea grande esasperazione. Succede spesso di portare una persona al pronto soccorso e di aspettare ore in coda, con le ambulanze ferme. Si crea tensione con il paziente, i familiari, il personale e fra i volontari. Persone di turno 8-14 sono tornate a casa alle 18".

Ci sono volontari che si sono ritirati?

"Ne conosco due. Hanno discusso in casa e sul lavoro per essere rimasti bloccati oltre l’orario stabilito e hanno deciso di smettere. Altri si scoraggiano per le responsabilità che sono molto aumentate. Sarebbe essenziale cambiare il sistema, snellire e semplificare".

Lei pensa di smettere?

"No, ma sono della vecchia guardia. Ho iniziato quando la situazione era diversa. Se in Toscana tanti servizi sono sostenibili è perché ci sono ogni giorno i volontari che mettono a disposizione gratis il proprio tempo, e questo mi spinge ad andare avanti. Il problema è per i più giovani: se al calo demografico e al cambio di abitudini aggiungiamo le difficoltà della burocrazia, rischiamo di allontanare tante persone".

Lisa Ciardi