Variante Cerberus del Covid, le preoccupazioni e i dubbi

L'immunologo Abrignani: "Probabile arrivo di una nuova variante, da vedere se sarà la BQ 1.1". Il virologo Clementi: "Pericolosità? Misurare su fatti concreti". Molte le incertezze, al momento

Covid, nuova frontiera: dall'intelligenza artificiale una analisi sulla gravità possibile

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Roma, 7 ottobre 2022 - Mentre prosegue il rialzo dei contagi Covid in Italia, come certifcato anche dall'ultimo monitoraggio Iss-Ministero della Salute, si guarda già a cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi, quando fra l'altro tornerà in scena anche l'influenza. Negli ultimi giorni gli occhi puntati sulla nuova arrivata della grande famiglia Omicron: si chiama BQ 1.1, ma è già popolare come variante 'Cerberus'. L'allarme è partito il 3 ottobre dai social media, con un tweet del ricercatore Cornelius Roemer, esperto di bioinformatica dell'università svizzera di Basilea: dai suoi dati, scriveva, "sta diventando abbastanza chiaro che BQ.1.1 guiderà un'ondata in Europa e Nord America prima della fine di novembre". La sua presenza, in rapporto a quella delle varianti già presenti, "ha continuato a più che raddoppiare ogni settimana" e nell'arco di 19 giorni le sequenze depositate nelle banche internazionali che raccolgono le sequenze genetiche è aumentata "8 volte, da 5 sequenze a 200 sequenze 1".

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"Abbiamo imparato che dopo un tempo di 4 o 8 mesi si genera una variante di preoccupazione"

Oggi l'immunologo dell'università Statale di Milano, Sergio Abrignani, ha spiegato all'Adnkronos Salute: "Se guardiamo a quello che è successo finora, è probabile che arriverà un'altra variante. Ormai Sars-CoV-2 lo conosciamo da quasi 3 anni. E abbiamo imparato che dopo un tempo variabile da 4 a 8 mesi ha generato una nuova variante di preoccupazione. Quindi è plausibile che succeda di nuovo così". Una di quelle ritenute "BQ.1.1, soprannominata Cerberus, sembra quella più quotata" sulla carta. "Ma anche di altre si è detto, per esempio della variante Beta o della Gamma, e non hanno invece avuto quel vantaggio competitivo" rispetto alla 'collega' dominante, "e quindi sono rimaste a una quota bassa". Cerberus, prosegue l'esperto nella sua analisi, "secondo chi segue l'evoluzione di Sars-CoV-2 sembrerebbe avere qualcosa che può portare a predire un potenziale per prevalere, ma sono sempre lavori in previsione. Aspettiamo e vediamo". Al momento, però, dai dati non si vede il segno di una nuova variante in ascesa.

"E' nella sua natura formare varianti, che possono avere un 'successo' epidemiologico oppure no"

L'invito ad attenersi ai dati arriva anche da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano: "E' chiaro che di varianti se ne formano finché il virus Sars-CoV-2 circola. E' nella sua natura formare varianti, che possono avere un 'successo' epidemiologico oppure no. Ma la pericolosità di una variante nuova si misura soltanto nel momento in cui la vediamo prevalere nel novero di soggetti infettati e quando a questa variante si associa una patologia importante. Finora non è successo mai con questi sottolignaggi di Omicron. Con esclusione di Omicron 4 e 5, le quali hanno sì una grossa velocità di trasmissione, ma una limitata patogenicità come le altre sottovarianti. Per il resto non abbiamo al momento visto un'emersione di varianti così pericolose come possono indicare i nomi altisonanti che spesso gli vengono dati" da alcuni esperti sui social.

Mentre si accendono quindi i riflettori su nuove mutazioni - anche su Chiron (BA.2.75.2) - il virologo ricorda il caso di Centaurus, che per ora non ha avuto la forza di scalzare Omicron 5, anche se sulla carta ne aveva le potenzialità. E precisa: "Non possiamo escludere che avvenga in futuro" l'emersione di una variante pericolosa. "Qualcosa di strano può emergere, però mi pare che finora quello che accade era prevedibile. Non è anormale che il virus continui a mutare velocemente". Certo, aggiunge Clementi, "ciò non significa che non dobbiamo seguirla questa diffusione per varianti, perché abbiamo visto in passato che è importante farlo. In questo momento, però, non mi sembra che ci sia niente di particolarmente preoccupante".