Vaccino Covid in Italia: perché "le dosi Pfizer non mancano". La guerra delle fiale

L'azienda farmaceutica e i ritardi: da ogni fiala si possono estrarre sei dosi anziché cinque. "Quelle consegnate in più prima, non ve le regaliamo e valgono nel conteggio stabilito nel contratto"

Una fiala di vaccino Pfizer - BioNTech (Ansa)

Una fiala di vaccino Pfizer - BioNTech (Ansa)

Roma, 23 gennaio 2021 - Ogni fiala Pfizer contiene 6 dosi di vaccino anti Covid, non 5. E questo ora fa tutta la differenza del mondo. Il macigno degli effetti sul piano inclinato parte dal contratto stipulato tra Paesi Ue e colosso Usa (cambia il conto delle forniture effettive), passa dal ritardo delle consegne annunciato unilateralmente dalla multinazionale (che quasi certamente andrà verso una guerra legale) e si conclude schiantandosi sulle vaccinazioni di massa, che ora proseguono più lentamente. Ecco spiegato lo scontro improvviso tra Arcuri e la Pfizer, tensione che non può trovare ragione soltanto con la nota di facciata: "Dobbiamo potenziare lo stabilimento belga per produrre più vaccino". Ripercorriamo la vicenda.

L’Italia ha minacciato Pfizer di azioni legali per l'improvvisa ma temporanea riduzione di vaccini consegnati dall’azienda Usa. Pfizer ha informato l’Italia e gli altri Paesi europei che tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio sarebbero state fornite meno dosi rispetto a quelle previste (l'8% in meno). Ma Roma ha battuto i pugni sul tavolo per un taglio del 29% in questa settimana e del 20% per la settimana prossima. La differenza dei tagli tra la versione Usa e la versione italiana? Si capisce con la possibilità di estrarre 6 dosi da ogni fiala di vaccino, anziché 5.

Nella nota Pfizer ha spiegato che i ritardi di consegna sono dovuti a interventi di potenziamento nello stabilimento belga di Puurs che consentiranno di aumentare la produzione di vaccini nei prossimi mesi. Pfizer ha anche annunciato che ci sono disagi solo questa settimana e che le consegne tornano regolari dal 25 gennaio, con un aumento di produzione dal 15 febbraio. Questo nuovo piano permette "di consegnare le quantità di dosi di vaccino previste per il primo trimestre e un quantitativo nettamente superiore nel secondo trimestre", spiega la nota.

L’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha confermato che è possibile estrarre la sesta dose di vaccino con siringhe di precisione, che consentono di prelevare con esattezza la quantità di liquido necessario. E l’Ema (Agenzia europea per i medicinali) ha reso ufficiale questa pratica e ha comunicato la modifica delle istruzioni del vaccino chiarendo che ogni flaconcino contiene sei dosi e non più solo cinque. Quella che era sempre stata chiamata 'dose extra', diventa è una dose effettiva. E ora Pfizer fa pagare il conto di questa sorpresa che hanno avuto i farmacisti e le infermiere d'Italia all'apertura delle fiale: "Quella dose extra non è un regalo, rientra nella conta dei contratti". 

Centri vaccinali: "Mancano le siringhe non i vaccini". E scoppia il caso amministrativi

Pfizer al Financial Times ha chiarito che gli accordi stretti coi Paesi Ue si basano "sulla consegna di dosi, non di fiale". E fino adesso grazie alla sesta dose, l’Italia e gli altri hanno avuto il 20% di dosi in più rispetto al previsto. Questa possibilità è stata sfruttata fino al 15 gennaio, ma ora Pfizer ha confermato che non si trattava di un regalo. A supportare la tesi ci sono anche le parole del commissario per l’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri: "Purtroppo abbiamo ricevuto il 29% di fiale in meno nella settimana corrente, e ci è stato comunicato che riceveremo il 20% di fiale in meno la prossima settiman". Arcuri ha parlato di fiale, non di dosi.

Arcuri, per quanto riguarda la causa a Pfizer, ha spiegato che l’avvocatura generale dello stato sta istruendo un dossier per formalizzare "una serie di iniziative a tutela della campagna di vaccinazione in Italia e il potenziale danno che la sua riduzione e il suo rallentamento potrebbe portare alla nostra nazione". I legali dell’avvocatura di stato stanno ipotizzando due possibili strategie: la prima consiste nel citare in giudizio Pfizer al tribunale civile di Roma presentando una diffida per inadempimento contrattuale basata sulle forniture previste da contratto. La seconda, invece, prevede un contenzioso avviato a Bruxelles, quindi un’azione legale a livello europeo e non solo italiano.

Il contratto sottoscritto da Pfizer con i Paesi Ue sono secretati, ma sono previste penali in caso di ritardi sui tempi di consegna previsti ogni trimestre. In Italia devono essere consegnate 8 milioni e 749mila dosi entro la fine fine marzo. Finora in Italia Pfizer ha consegnato un milione e 560mila dosi di vaccino.

Dopo la scoperta che le fiale del vaccino Pfizer contenevano una dose in più rispetto alle cinque previste, il colosso farmaceutico è riuscito a convincere la Food and Drug Adminstration (Fda) a modificare i termini dell'accordo e a calcolare le forniture del vaccino anti coronavirus 'a dosi' e non 'a fiale'. Lo riporta il New York Times, riferendo che Pfizer ha ora in mente di conteggiare la sesta dose 'extra' nell'ambito dell'impegno già preso per la consegna entro la fine di luglio di 200 milioni di dosi alle autorità sanitarie statunitensi. Quindi, l'azienda consegnerà meno fiale di quelle inizialmente attese dagli Usa.

Nonostante tutto, il Nyt fa notare che i sanitari hanno ancora difficoltà a estrarre in maniera affidabile la 'sesta dose extra' di vaccino. Dopo la scoperta della dose in più contenuta nelle fiale, i vertici della Pfizer hanno trascorso settimane a fare pressioni sulla Fda per convincere le autorità sanitarie a cambiare la formulazione dell'autorizzazione per un uso di emergenza assegnata al vaccino anti Covid-19. La modifica chiesta - e ottenuta - riguarda la specifica del fatto che ogni fiala contiene sei dosi, e non cinque, di vaccino.

Questa nuova specifica ha un'importanza enorme, visto che i contratti che Pfizer ha sottoscritto (almeno con gli Usa) prevedono che l'azienda sia pagata a dose. Senza dimenticare un aspetto cruciale: se da subito si fosse indicata la presenza di sei dosi (e non cinque) in ciascuna fiala di vaccino, questo avrebbe potuto accelerare le somministrazioni del farmaco, in una fase critica della pandemia.