"Trombosi fatali? Tragedie infinite, ma il vaccino sta salvando il mondo"

L’immunologo Forni (Lincei): morti e ricoveri Covid calano, così cresce l’intolleranza per gli eventi avversi gravi

Una ragazza si vaccina a Roma (foto Imagoeconomica)

Una ragazza si vaccina a Roma (foto Imagoeconomica)

L’Aifa fino al 26 maggio ha ricevuto segnalazioni di 328 casi fatali, con un tasso di 1 caso ogni 100mila dosi somministrate. In 4 decessi (l’1,8%) la casualità risulta correlabile.

Professor Guido Forni, cosa ci dicono questi numeri?

"Che i vaccini funzionano molto bene e sono poco pericolosi – risponde il 76enne immunologo dell’Accademia dei Lincei e docente dell’università di Torino –. Poi, che quando succede un incidente durante un’esercitazione militare fa molto più impressione rispetto a 100 morti in guerra. Vedere la tragedia di Camilla Canepa mi ha distrutto, quel giorno dovevo parlare in pubblico di vaccini ed è stata dura. Ma se guardi tutto da una prospettiva diversa, i rischi restano molto inferiori rispetto ai benefici".

Ma gli italiani sono spaesati e molti hanno paura.

"Man mano che diventiamo più ricchi di dati, aumenta la nostra intolleranza verso gli effetti collaterali gravi, perché nel frattempo diminuisce l’incidenza della malattia. Tutto è regolato attorno al calcolo rischi-benefici e il risultato cambia nel tempo. La marea di studi pubblicati ogni giorno crea un grande caos nelle persone, ma per il progresso è decisivo".

La Gran Bretagna ha puntato su una politica vaccinale della singola dose e molto su AstraZeneca: una strategia che si sta rivelando discutibile alla luce delle difficoltà dei vaccini contro la variante Delta.

"Molto discutibile. Però AstraZeneca ha dato una mano enorme agli inglesi durante una situazione drammatica. L’incertezza è legata al mutevole panorama della pandemia e all’accessibilità rispetto al siero".

Cosa sta succedendo alla pandemia? L’Inghilterra ieri doveva annunciare la fine delle restrizioni, ma la variante Delta ha complicato tutto. In Italia molti esperti tornano a mettere in guardia: la fine è lontana.

"Le varianti non impattano sulla mortalità, ma sulla diffusione della malattia e questo cambia il panorama. Si rischia di affollare nuovamente gli ospedali e portare nuove restrizioni. Così presto anche il vaccino potrebbe cambiare finalità: non più ridurre la gravità della patologia, ma evitare il contagio".

Immunizzare i bambini e i ragazzi è necessario? Gli studi sono ancora pochi e negli under 20 la malattia non sembra grave.

"Ha senso, appunto, per cercare di bloccare la diffusione della malattia. Ma è quasi un lusso che ci possiamo permettere quando gran parte della popolazione sarà coperta. Bisogna anche avere dati solidi sugli effetti collaterali, come la miocardite".

Il mix di vaccini sembra un azzardo, una exit strategy agli intoppi nella campagna. Lei lo farebbe fare ai suoi figli?

"Assolutamente sì, ho tre figli e lo farei a tutti".

Proprio ieri l’Ema ha ribadito che AstraZeneca è consigliato per tutte le fasce d’età. Come è possibile che le agenzie regolatorie abbiano pareri così discordanti?

"Ema dà libertà alle nazioni, tutto dipende dal momento. Quello di Oxford è un vaccino efficace, ma ce ne sono altri più efficaci e meno pericolosi. Bisogna vedere quanta pressione sanitaria c’è sulla necessità di correre con la campagna. Le persone sono sconcertate da questi messaggi contrastanti: è colpa dell’evoluzione troppo rapida della ricerca, da un giorno all’altro cambia la prospettiva. Questo implica cambiare atteggiamenti terapeutici, creando disorientamento nella comunità".

Voi scienziati ci dite di vaccinarci senza dubbi. Ma non sarebbe meglio mettere più condizionali spiegando che i casi avversi e le morti ci saranno per forza? Oppure una comunicazione meno netta farebbe calare ancora di più la quota di chi si vuole vaccinare?

"Il vaccino è buono o cattivo? La risposta assoluta non esiste. Ma ricordo che un mese e mezzo fa c’era disperazione per avere il siero: tutti saltavano la coda, falsificavano documenti. Il Covid può essere grave, uccide molti over 60 e chi sopravvive spesso soffre di ‘long Covid’. Stiamo perdendo la percezione della gravità della patologia: quando confronti questo aspetto coi rischi dei vaccini, il risultato è nettamente favorevole".

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