Toscana e vaccini over 80, Giani bacchettato da Draghi. Quel piano con tante lacune

Così il premier in Senato rimarca il divario tra Regioni

Un centro vaccinale

Un centro vaccinale

Firenze, 24 marzo 2021 - Al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani saranno fischiate le orecchie, stamani, ascoltando le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi in Senato. Soprattutto quando ha parlato delle differenze che ci sono fra Regioni sulle vaccinazioni agli anziani.

“È cruciale”, ha detto Draghi, “vaccinare prima i nostri concittadini anziani e fragili, che più hanno da temere per le conseguenze del virus”. Eppure, “per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”. 

Il riferimento rivolto anche alla Regione Toscana, dove tutti gli avvocati possono essere vaccinati (e anche Andrea Scanzi, categoria protetta in quanto Scanzi), è fin troppo chiaro. Specie se si tiene conto che le vaccinazioni agli ultraottantenni sono poche. Basta prendere i dati aggiornati della Fondazione Gimbe, come quelli citati dalla Nazione il 12 marzo scorso, per capire che le cose non vanno bene in Toscana, dove - secondo le tabelle aggiornate al 23 marzo alle ore 6:01 - solo il 5,6 per cento degli over 80 ha completato il ciclo di vaccinazione (due dosi) e solo il 23,5 per cento ha ricevuto la prima dose. 

Peggio della Toscana, soltanto la Sardegna con il 5,3 di over 80 che ha ricevuto il ciclo completo. Il 29 per cento degli anziani in Sardegna però ha ricevuto già la prima dose. La Calabria ne ha vaccinati di più (l’11,2 per cento ha completato il ciclo, il 31,8 per cento ha ricevuto la prima dose), così come la Puglia (12,8 per cento ciclo completo, 35,2 per cento prima dose). La media dell’Italia è del 17,8 per cento per il ciclo completo, mentre la prima dose è stata ricevuta dal 27,5 per cento degli over 80. 

Insomma, a un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria, le statistiche ci offrono purtroppo spunti di amara riflessione. Mentre in Gran Bretagna le vaccinazioni volano - nel fine settimana in un solo giorno ne sono state fatte 873,784 - da noi la campagna vaccinale langue. Abbiamo scoperto, purtroppo a nostre spese, che non è stato fatto un piano vaccinale degno di questo nome. Tant’è che parlare di “nuovo piano vaccinale” appare persino improprio. C’è stato un problema di dosi disponibili, ha spiegato Eugenio Giani. Sarà, ma allora dovevano essere privilegiate le categorie più fragili.

In ogni caso, è stato appena annunciato l’arrivo di un milione di dosi Pfizer. Secondo le stime del generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l’emergenza sanitaria al posto di Domenico Arcuri, a fine primo trimestre avremo circa 14 milioni di dosi (di cui 7,5 milioni solo a marzo).

Si tratta di 1,5 milioni in meno rispetto al previsto, ma forse così avremo superato il problema della reperibilità dei vaccini. E la questione del sovranismo regionale? “Tutte le regioni devono attenersi alle priorità indicate dal Ministero della Salute”, ha ricordato Draghi: “In tempo di pandemia, anche se le decisioni finali spettano al governo, come ha ricordato anche una recente sentenza della Corte Costituzionale, sono pienamente consapevole che solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni, in nome dell’Unità d’Italia, il successo sarà pieno”. Prima gli anziani!