Tommaso Buti e il "perdono" di Trump: "Ho sofferto, ma ora sono felice. Donald è un amico"

L'imprenditore fiorentino ha ricevuto il perdono presidenziale negli Usa

Tommaso Buti

Tommaso Buti

Firenze, 20 gennaio 2021 - "Un cittadino italiano e un imprenditore rispettato che non è stato condannato negli Stati Uniti", si legge nella nota diffusa dalla Casa Bianca con la quale si annuncia che l'imprenditore Tommaso Buti, fiorentina, 54 anni, ha ricevuto il perdono presidenziale da parte di Donald Trump nel suo ultimo giorno di mandato. I guai giudiziari riguardavano la catena Fashion Cafè fondata nel 1995 a New York e il successivo fallimento.

“In tutti questi anni ci ho sofferto da morire ma oggi sono felice, che bello, non è mai successo nella storia”, racconta Buti. “Con Donald ho una grande amicizia - continua Tommaso Buti che da tre anni affianca Andrea Panconesi come Coo di LuisaviaRoma con ottimi risultati di business e di prestigio per l’impresa fiorentina - ma questa era una cosa giusta da fare. Sono stato prosciolto dalla Corte di Appello nel 2007. Certo speravo nel provvedimento, i miei avvocati hanno lavorato molto in questi anni. Ma questa grazia è una sorpresa magnifica. E ho tanta nostalgia dell’America perché manco da 21 anni”.

È felice Tommaso Buti, che ha grande fama di playboy per le tante belle donne che hanno illuminato e illuminano la sua vita, ma è emozionato ancora di più nel dare la bella notizia della grazia al figlio Yannick Fausto, 24 anni, avuto dall’ex moglie, la modella Daniela Pestova, con la quale è rimasto sempre in buoni rapporti.

IL COMUNICATO DELLA CASA BIANCA

La mia città è Firenze e la amo moltissimo, chi mi conosce lo sa”, dice raggiante "Tommy", come lo chiamano con tanto affetto gli amici a Firenze e nel mondo.

“Il provvedimento del presidente americano riguarda ipotizzati reati contro il patrimonio - si legge nel comunicato degli avvocati di Buti - occorsi più di venti anni fa e per i quali l’imprenditore fu già processato in Italia e alla fine prosciolto dalla Corte di Appello nel 2007. La grazia concessagli lo libera dall’ingiustizia che avrebbe continuato a patire se fosse stato costretto a subire un processo una seconda volta sugli stessi fatti per cui era già stato giudicato”.