"I soldi per i risarcimenti delle stragi naziste li vogliamo dai tedeschi"

Il termine per chiedere gli indennizzi al fondo nazionale scade a fine ottobre. In Toscana gli eccidi delle Ss furono 280, con 4.500 morti fra militari e civili

I gerarchi nazisti al processo di Norimberga dopo la guerra (foto d’archivio)

I gerarchi nazisti al processo di Norimberga dopo la guerra (foto d’archivio)

Montecatini Terme (Pistoia), 2 ottobre 2022 -  «Quei risarcimenti devono essere pagati dalla Germania, non dagli italiani". Quinto Malucchi lo ha sempre detto e non ha cambiato idea da quando, nell’aprile scorso, il governo italiano ha cercato di chiudere la ferita, ancora aperta a ottant’anni di distanza, dei processi contro le tanti stragi naziste avvenute nel nostro Paese.

Solo in Toscana ce ne furono 280 con circa 4.500 vittime. Quinto Malucchi è uno dei pochi sopravvissuti all’Eccidio del Padule di Fucecchio. Aveva sette anni quel tragico 23 agosto del 1944 quando le truppe appartenenti alle 26ª divisione corazzata entrarono tra le cannelle e nei campi per cercare bande partigiane, che non c’erano. Così uccisero 174 persone, donne, bambini, anziani, contadini e sfollati.

Tra questi anche il padre di Quinto, che nel tentativo di fuggire cadde nella “fossa dei maiali“, lì venne raggiunto dai militari tedeschi e ucciso. Il figlio riuscì a nascondersi in una capanna e a salvarsi. Per quella strage undici anni fa il tribunale militare di Roma ha emesso una sentenza di condanna per tre ufficiali nazisti e ha imposto alla Germania il risarcimento dei parenti delle vittime.

Ma, come in altre sentenze analoghe, nessuno dei condannati ha fatto un giorno di carcere e da Berlino non è arrivato un euro. E secondo l’avvocato Gabriele Dalle Luche, presente ieri a un incontro che si è svolto a Stazzema con alcuni parenti delle vittime della strage di Sant’Anna, soldi tedeschi non arriveranno mai: "Perché la Germania si è appellata alla Corte di giustizia europea invocando l’intangibilità dello Stato straniero. In sostanza sostenendo che il giudice italiano non poteva intervenire nella giurisdizione di altri Paesi. Per evitare di essere condannata secondo i principi di diritto internazionale, l’Italia ha così costituito il fondo garantendo a Berlino di non non chiamare più in causa lo Stato tedesco".

Così anche Quinto Malucchi e i tanti familiari delle vittime del Padule che la pensavano come lui dovranno decidere cosa fare. C’è tempo fino al 28 ottobre. Anche se potrebbe esserci una proroga, come sostiene Lido Lazzerini, sopravvissuto alla strage di Mommio di Fivizzano (lì il 4 e 5 maggio del ’44 vennero sterminate 401 persone) e anche uno dei più tenaci nel battersi per ottenere il risarcimento dalla Germania: "La data del 28 ottobre per la presentazione delle richieste di risarcimento potrebbe essere spostata alla fine di novembre. Questo perché nel mese di agosto c’è la sospensione delle attività giudiziarie e potrebbe essere un motivo per poter dare un po’ più di tempo ai sopravvissuti delle stragi per organizzarsi con gli avvocati per presentare le richieste di risarcimento. Tuttavia ancora non c’è chiarezza, come d’altra parte non c’è mai stata su nulla in questo Paese. Di fatto, la sensazione che si ha è che si tratti di una sorta di compravendita con la Germania, indispettita che l’Italia sia l’unica nazione in cui si continuano a fare processi contro di loro".

Insomma, la questione dei risarcimenti sembra dividere sopravvissuti e familiari dei vari eccidi. Ieri alla Fabbrica dei diritti di Stazzema c’è stata una partecipata assemblea dove un pool di legali ha illustrato le fasi per attingere al fondo di 55 milioni. Venerdì c’era stato un incontro analogo a Fivizzano. In Versilia si sta ragionando di portare avanti un’azione collettiva per avere una forza maggiore. In Valdinievole invece si è meno convinti. Si sta prendendo tempo. A Quinto e agli altri non va proprio giù che a pagare per quei tragici fatti di ottant’anni fa, siano ancora una volta gli italiani.