A Palazzo Vecchio il ricordo dei Georgofili: "Ogni giorno un dolore che si ripete"

Firenze, sono passati 29 anni anni dalla strage del 27 maggio 1993: morirono cinque persone, altre 48 rimasero ferite

I soccorsi nella notte dell'attentato ai Georgofili

I soccorsi nella notte dell'attentato ai Georgofili

Firenze, 20 maggio 2022 - La ferita rimane tale e non si rimargina con gli anni. “Mi parlano di anniversari, di 30 anni, di ricordi ma non capiscono: io soffro tutti i giorni, è come un dolore che si ripete”. Un dejavu triste quello di Luigi Dainelli, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili, che a Palazzo Vecchio ha parlato della strage del 27 maggio 1993.

Alle 1,04 di quella notte un Fiat Fiorino carico di esplosivo ad alto potenziale scoppiò in via dei Georgofili: morirono cinque persone, altre 48 rimasero ferite. Gli uomini che azionarono gli ordigni in nome e per conto di cosa nostra (“Non scrivetelo in maiuscolo, meglio minuscolo”, ha chiesto l'ex procuratore capo a Firenze Giuseppe Quattrocchi ed ha ragione), e chissà per quali altri mandanti, volevano costringere lo Stato a far marcia indietro sul 'carcere duro' per i boss mafiosi e sulla legge sui pentiti.

L'evento di Palazzo Vecchio è servito anche per ricordare Gabriele Chelazzi, il pm che individuò e fece condannare mandanti ed esecutori delle stragi ’93-‘94 e anche per la presentazione dei tre libri su questa brutta pagina d'Italia. Tanti i presenti e tanti i giovani nel Salone dei Cinquecento.

Il prefetto Valerio Valenti ha voluto ricordare Chelazzi: “E' stato una punta di diamante come tanti altri giudici che hanno lavorato sul fronte dell'antimafia e hanno portato a casa risultati importanti – ha detto -. I Georgofili rappresentano una svolta, si è passati dalla teoria che la mafia era radicata solo al Sud alla certezza che invece la strategia mafiosa riguardava anche beni artistici, monumentali e andava combattuta a 360 gradi sul territorio nazionale. La mafia purtroppo è un tema ancora attuale”.

E se da un lato l'assessore comunale alla cultura della memoria e della legalità Alessandro Martini ha parlato di “ferita che non si rimargina”, dall'altro Quattrocchi – che è anche consigliere speciale del sindaco Nardella per la legalità – ha sottolineato che queste “sono date insopportabili da ricordare, anche per il pensiero di quello che è accaduto e di quello che Chelazzi è stato per Firenze e per noi magistrati”.

Quattrocchi è sembrato emozionato nel parlare e si è più volte complimentato con Francesco Nocentini, giornalista ed esperto di quel 27 maggio 1993. “Tanti giovani non conoscono il significato di quella data, sono preoccupato”, ha confessato Quattrocchi. L'unica via è educare. Ma la base è buona, Palazzo Vecchio era pieno di ragazze e ragazzi.

Niccolò Gramigni