Vivienne Westwood: il ricordo del toscano Simone Cipriani, ufficiale delle Nazioni Unite

Una collaborazione di 12 anni, iniziata con il fotoshooting realizzato in una baraccopoli di Nairobi. "Una persona eccezionale"

Vivienne Westwood e Simone Cipriani

Vivienne Westwood e Simone Cipriani

Firenze, 30 dicembre 2022 - Tra i toscani che hanno collaborato per tanti anni con Vivienne Westwood non si può non citare Riccardo Braccialini, che la conosce meglio di tutti. Sue le borse realizzate per il brand inglese per la collezione estiva 2023. Ma una partnership durata 12 anni è anche quella tra la Westwood e Simone Cipriani (58 anni, di Pistoia), direttore e fondatore di Etichal Fashion Intiative, programma delle Nazioni Unite dell’agenzia Itc, International Trade Centre. “Vivienne - racconta - è stata una persona eccezionale. Un'attivista che s'impegnava in prima persona, con la propria azienda, i propri soldi. Per noi è stata molto di più di un partner commerciale, è stata una partner di sviluppo, che ha creduto nell'indissolubilità dell'agenda ambientale e quella sociale”.

Come è iniziata la vostra collaborazione? "Con il programma Etichal Fashion Intiative gestiamo, tra le altre cose, una catena di fornitura con artigiane che vivono in condizioni di marginalità in Africa. L'obiettivo è farle lavorare regolarmente con le case di modA, perché possano trovare una dignità e una nuova vita. A questo abbiamo lavorato con Vivienne e Carlo Damario, il coproprietario di Westwood, che con noi hanno mantenuto il lavoro per tutti questi anni, 12 anni".

Come vi siete incontrati? "Sono stato io a contattarla, nel 2009. Le chiesi di venire da noi, in Kenia, a lavorare e a trovare il lavoro per sostenere tutti i laboratori che stavamo mettendo su. Lei accettò. Venne con suo marito, Andreas Kronthaler. Fece un bellissimo fotoshoot di un'intera collezione a Nairobi con Juergen Teller, il grande fotografo di moda e artista. Ma non al mare o nei parchi. Si fece fotografare nella baraccopoli Korogocho dove lavoravamo e alcune foto furono fatte anche nella vicina discarica. Lo fece per far vedere le condizioni di vita di queste persone e quanto fosse importante dare loro un lavoro, per restituire loro dignità. Fece anche di più".

Cosa? "Ci ha dato lavoro per 12 anni. Non c'è stata stagione della moda in cui non abbiamo lavorato e questo è incredibile. All'inizio non eravamo la macchina da guerra che siamo ora, non eravamo così efficienti. Lei portò il lavoro e organizzò il business model intorno a questi prodotti. Cambiò addirittura la struttura dei margini delle vendite al dettaglio in modo da far posto, nei margini dell'azienda, ai costi più alti che implicava inizialmente il lavorare con noi. Fu una cosa incredibile. Per lei abbiamo una gratitudine assoluta."

Non solo Kenia. Con la Westwood avete lavorato anche in Africa Occidentale e in Afghanistan... "In Afghanistan sì, prima dell'arrivo dei talebani. L'idea ci è venuta parlando con Carlo Damario, che negli anni Settanta in quel Paese faceva le gonne ricamate per Fiorucci. Siamo arrivati a dare lavoro a 3.400 donne afghane. Chissà ora che fine hanno fatto... Invece in Africa Occidentale produciamo tessuti di cotone biologico e con lei abbiamo fatto un tartan bellissimo, che abbiamo continuato a produrre per diverse stagioni. Vivienne lo utilizzò per l'abbigliamento e gli accessori. Le parlavo prima dell'agenda sociale e quella ambientale. Con lei abbiamo utiliizzato tanti materiali riciclati: le tende usate nei safari, le veli delle navi, cartelloni pubblicitari, vestiti di seconda mano. In ogni collezione che abbiamo fatto per lei, abbiamo valutato sempre l'impatto sociale e ambientale, per cercare di migliorare sempre di più”.