Siena, la violenta in piazza: condannato a 7 anni

Il pm Benetti ne aveva chiesti 4. "Dall’imputato la studentessa non voleva nulla, niente denuncia. A noi chiedeva solo di poter dimenticare". La difesa annuncia già l’appello

Policlinico

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Siena, 1 aprile 2022 - La prima volta non si scorda mai. Resterà, indelebile, il ricordo anche per una giovane che frequenta l’Università nella nostra città. Non rammenterà però le carezze, la passione, le emozioni nuove emerse in quel rapporto. Piuttosto la violenza. Il fatto di averlo subito contro la sua volontà, alterata dall’alcol, avendo bevuto con l’amica una bottiglia di whisky. "Era quella la sua prima esperienza sessuale – le parole del pm Silvia Benetti durante la requisitoria davanti al collegio del presidente Simone Spina –, lo riferì subito, venne confermato anche dall’amica". "Nessun dubbio sulle dichiarazioni della ragazza – ancora il pm Benetti –, dall’imputato non pretende nulla, non danaro. Non fece neppure denuncia, nessuna costituzione di parte civile. E’ stata costretta da noi a raccontare questa vicenda. Lei aveva chiesto soltanto di poter dimenticare".

Un abuso avvenuto il 2 novembre 2019, quando si conobbero con l’imputato in un locale del centro storico frequentato dai giovanissimi, mentre la violenza avvenne all’esterno, prima in via dei Termini e poi in una piazzetta dietro la biblioteca comunale. Il pm Benetti, pur riconoscendo le attenuanti generiche, l’imputato era anche incensurato, aveva chiesto al collegio la condanna a 4 anni ed un mese. Dopo oltre due ore di camera di consiglio, il verdetto è stato una sorpresa: 7 anni. Fra novanta giorni le motivazioni saranno depositate e certo l’avvocato che lo assiste presenterà appello.

Stava male la giovane, dopo quella sera. Alla fine, il 5 novembre si era dovuta rivolgere al pronto soccorso. E alla dottoressa delle Scotte con cui parlò e che è stata ascoltata durante il processo, riferì che "aveva forti sensi di colpa per aver bevuto troppo quella sera". Lasciò il policlinico con 15 giorni di prognosi e varie ecchimosi.

«Un rapporto volontario, una scelta consenziente", la ricostruzione diametralmente opposta tratteggiata dal difensore del giovane. Che dal canto suo ha sempre escluso di essere andato oltre un normale rapporto sessuale. Sullo sfondo inserisce alcuni elementi, fra cui forse la paura della ragazza di dover rendere conto di aver avuto un rapporto ai suoi familiari, il senso di colpa perché era avvenuto con una persona che non conosceva, in modo non protetto. "Non sono lesioni da immobilizzazione", attacca l’avvocato del giovane. E ancora: "Si tratta di una palese esagerazione", aggiunge incidendo sulla procedibilità d’ufficio .