Lo scoppio nella fabbrica di Gubbio. Una centrifuga ha fatto da innesco

L’ipotesi sulla causa della tragedia alla Greengenetics: "Il prodotto usciva bagnato dopo il contatto col gas" Summit del magistrato con carabinieri e vigili del fuoco, fusti carbonizzati anche all’interno della cascina

Quello che resta del casolare adiacente al laboratorio della «Greengenetics» di Gubbio

Quello che resta del casolare adiacente al laboratorio della «Greengenetics» di Gubbio

Gubbio (Perugia), 12 maggio 2021 - Alessandro Rossi, l’addetto al laboratorio, potrebbe "aver utilizzato la centrifuga" quel maledetto venerdì alle Canne Greche dove la ’fabbrica’ dei ragazzi che da poco estraeva il Thc per abbattere il principio attivo e rendere la cannabis legale è esplosa uccidendo Samuel Cuffaro, 19 anni e Elisabetta D’Innocenti, 52. "Ho sentito parlare di questa cosa nel pomeriggio, l’ha accennata Alessio (il 17enne in fin di vita) perché durante la lavorazione ci eravamo accorti che dopo il ’bagno’ con il pentano il prodotto usciva bagnato".

Gabriele Muratori, uno dei due soci della "Greengenetics" (l’altro è Rossi) indagati per disastro colposo, in seguito a incendio, omicidio e lesioni colpose, lo ha spiegato così al pm Gemma Miliani che indaga sulle cause della tragedia sul duplice fronte: capire cosa ha provocato l’innesco (se proprio la centrifuga) e fare luce sulle violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, sulla carenza del piano antincendio a fronte dell’utilizzo del pentano, solvente infiammabile. Ieri il magistrato ha svolto un summit con carabinieri e vigili del fuoco – che hanno trovato fusti carbonizzati anche all’interno della cascina – per decidere i prossimi passi e risentire i dipendenti della ’Green’ mentre dall’autopsia è emersa solo una drammatica conferma: Samuel e Elisabetta sono morti carbonizzati.

Muratori, 28 anni originario di Castiglion Fiorentino, residente a Gubbio una laurea mancata in Biotecnologie (difeso dall’avvocato Monica Bisio), era all’esterno del casolare quando si è verificata l’esplosione. "Credo che Alessio e Betta fossero nel laboratorio. Mentre Kevin e Samuel stavano montando un mobile nella parte adiacente al laboratorio. Ho visto un tremore e i detriti, mi sono girato e l’edificio era già crollato poi ho visto Alessandro che forse era riuscito a correre verso il bagno dove era rimasto il solaio, era pieno di sangue. Il fuoco era dalla parte del laboratorio: l’immobile era crollato ma non c’erano fiamme. Sono salito sulle macerie, sentivo le voci dei ragazzi ma c’è stata un’altra fiammata che mi ha investito e sono sceso". Addetto a quel procedimento di immersione della cannabis nel pentano, all’interno di un macchinario a ultrasuoni che la ’Green’ aveva ideato e voleva brevettare era Alessio lo studente diciassettenne, ora ricoverato a Cesena con ustioni sul 70 % del corpo. Ieri i medici hanno tentato un’operazione in extremis per salvargli una gamba ma la prognosi resta riservata. "L’indagine farà il suo corso e prima o poi sapremo la verità ma adesso rivoglio solo il mio Alessio vivo", ha ripetuto mamma Patrizia all’avvocato Francesca Pieri. Da venerdì quando l’hanno estratto dalle macerie e lui ha chiesto ai vigili ’dov’è la mia mamma?’, veglia sul figlio al di là di un vetro, aggrappata alla speranza. A centinaia di chilometri, nell’obitorio di Gubbio un’altra mamma, Fiorella, accompagnata dall’avvocato Ubaldo Minelli, non si è voluta sottrarre allo strazio e accarezzare per l’ultima volta il suo Samuel.