Il commercio on line decolla per la pandemia. Ma in Toscana i driver Amazon si fermano

A Pisa e Firenze la protesta di 800 lavoratori sui ritmi di consegna. La risposta dell’azienda: "Compiti assegnati in modo appropriato"

Lo sciopero dei lavoratori Amazon a Pisa (Foto Cappello/Valtriani)

Lo sciopero dei lavoratori Amazon a Pisa (Foto Cappello/Valtriani)

Firenze, 22 marzo 2021 - Cento fermate al giorno, ritmi di lavoro frenetici, 180-200 pacchi da consegnare. I furgoni dei corrieri corrono come frecce nel traffico per rispettare i tempi dettati da un algoritmo. Dietro a quel semplice clic con cui diamo il via libera online a un ordine d’acquisto c’è un mondo che chiede di essere rispettato, gratificato, pretende di veder riconosciuti diritti elementari spesso traditi. Oggi la filiera Amazon si ferma per lo sciopero nazionale indetto dai sindacati Cgil, Cisl e Uil di categoria.

La pandemia ha fatto decollare il commercio online. Così come i profitti delle piattaforme come Amazon. I sindacati accusano il colosso di Seattle di non essere disposto a trattare sui turni di lavoro, l’inquadramento professionale dei lavoratori, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, le indennità di trasferta, la clausola sociale. In Toscana lo sciopero coinvolge almeno 800 lavoratori. Stamani presidi di protesta a Pisa e a Calenzano. "Vogliamo intervenire su ritmi e tempi di lavoro dei corrieri, considerando che un driver consegna circa 200 pacchi al giorno – sottolinea Michele De Rose, segretario nazionale della Filt Cgil – e anche su ritmi, tempi e turni di chi lavora nei magazzini che oggi, col boom dell’e-commerce esploso con la pandemia, sono diventati ossessivi".

"Si pensi che per i driver si parla di una media di 100 ‘stop’ al giorno, come vengono chiamati in gergo – dice Salvatore Pellecchia segretario nazionale della Fit CIsl – I driver si muovono sulla base del percorso stabilito dall’algoritmo di Amazon, che non tiene però conto del traffico e delle insidie delle nostre città". Da parte sua Amazon ribatte alle accuse del sindacato: "Lavoriamo a stretto contatto con i fornitori di servizi di consegna per consentire loro di pianificare le loro esigenze operative. Per farlo vengono utilizzate tecnologie che considerano diversi fattori per determinare quante consegne un autista possa fare in sicurezza durante la giornata. Il numero dei pacchi da consegnare – prosegue Amazon – è assegnato in maniera appropriata e si basa sulla densità delle aree di consegna, sulle ore di lavoro, sulla distanza da percorrere. Amazon assegna i percorsi ai fornitori di servizi di consegna che a loro volta li assegnano ai loro corrieri in base al loro orario di lavoro".

Amazon parla di "salari competitivi" per i dipendenti e i corrieri delle imprese che effettuano le consegne. "I dipendenti Amazon – spiega la multinazionale americana – sono assunti all’inizio al 5° livello del contratto nazionale trasporti e logistica con un salario di ingresso di 1.550 euro lordi al mese per i dipendenti a tempo pieno, tra i più alti del settore logistica, e includono benefit come sconti sul nostro sito e l’assicurazione contro gli infortuni. I corrieri – prosegue Amazon – sono assunti da fornitori di servizi di consegne al livello G1 con un salario di ingresso di 1.664 euro lordi al mese per i dipendenti a tempo pieno e oltre 300 euro netti mensili come indennità giornaliera". La società di Seattle aggiunge che "lo scorso anno ai dipendenti a tempo pieno del settore logistico e a quelli dei fornitori terzi è stato erogato un bonus (una volta da 500 euro, la seconda a dicembre da 300 euro; in proporzione ai part time) per il lavoro eccezionale durante l’emergenza sanitaria".