Sanità in Toscana, con i rimborsi il bilancio riprende fiato. E si evitano i tagli

In arrivo 470 milioni grazie al Payback, poco meno del disavanzo accumulato. Unica incognita la conversione in legge del decreto attuativo entro il 10 settembre. Permetterà di recuperare arretrati mai corrisposti per gli anni 2015-2018

Un reparto d'ospedale (foto d'archivio)

Un reparto d'ospedale (foto d'archivio)

Firenze, 30 agosto 2022 - Non è proprio l’uovo di Colombo. Perché la Regione ci stava lavorando da mesi. Ma anche se non piove magicamente dal cielo, la soluzione è di quelle che fanno uscire dall’apnea il sub senza bombole impigliato sul fondale: la Toscana in un colpo solo riuscirà ad azzerare il passivo sin qui accumulato per le spese sanitarie con il Payback. Se il parlamento, entro il 10 settembre, convertirà in legge il decreto attuativo del ministero della Salute, che per la prima voltà rende vigente quanto previsto nella finanziaria del 2016, nelle casse regionali arriveranno 410 milioni di euro. Ai quali si aggiungeranno anche 60 milioni in più dal fondo sanitario, come ristoro per caro bollette e Covid. Ma questo è un capitolo a parte. In ogni caso in tutto fanno 480 milioni: la soluzione. Ad oggi il passivo della regione per la sanità, infatti, è inferiore ai 500 milioni, anche se ci sono le incognite sugli effetti del Covid e dei prezzi dell’energia negli ultimi mesi dell’anno.

Insomma, le prospettive per la sanità cambierebbero di botto (il condizionale è d’obbligo non avendo ancora i soldi in cassa). Permettendo alla Regione di evitare i tagli drastici già messi in cantiere per rientrare dal rosso, dopo che nel 2021 lo sbilancio era stato coperto con fatica impegnando anche fondi regionali.

Da dove arrivano i soldi? Per i farmaci è previsto un tetto di spesa che è una percentuale del fondo sanitario nazionale: al superamento della soglia del 7,65%, le aziende produttrici sono chiamate a rifondere la spesa delle Regioni in modo proporzionale. Una quota del 50% rispetto alle vendite dello sfondamento della soglia. La cifra che le aziende farmaceutiche dovranno rifondere alla Toscana nel 2022 è di circa 60 milioni di euro.

Ma la grande novità è un’altra. La stessa formula applicata ai farmaci, più o meno (cambia la percentuale della spesa da rifondere dalle aziende che è del 40% al superamento del tetto di spesa del 4,5%), varrà anche per tutti i dispositivi medici acquistati: dalle mascherine ai guanti ai bisturi, dai letti agli stent, insomma tutto ciò che viene utilizzato in sanità e che non ha bisogno dell’elettricità per funzionare.

La legge finanziaria del 2016 ha previsto che per i dispositivi medici venga garantito dalle aziende il Payback come per i farmaci. Una legge mai applicata dal ministero della Salute che, quest’anno, su pressione della conferenza delle Regioni, e in particolare della Toscana, ha deciso di fare il decreto attuativo rendendo questi soldi un credito esigibile. Manca ancora il passaggio finale: cioè la conversione del decreto in legge da parte del parlamento. Si tratta di due miliardi a disposizione della sanità di tutte le Regioni, difficilmente qualcuno dovrebbe mettersi di traverso. Ma non si sa mai. Perché manca ancora il parere della commissione salute. E il percorso prevede un iter burocratico abbastanza robusto.

Con il Payback dei dispositivi medici la Toscana quest’anno riceverebbe 360 milioni. A questa cifra enorme si arriva perché mentre sui farmaci ogni anno è stato deliberato e pagato il Payback, per i dispositivi medici non era mai stato pagato e quindi, con il decreto che ha valore retroattivo, dovranno essere rimborsati quattro anni, dal 2015 al 2018.

"Per la Toscana si tratta di un fatto veramente positivo che consentirà di chiudere in serenità il bilancio 2022 – dice il governatore Eugenio Giani – Come Rergione abbiamo lavorato per mesi con il ministero della Salute per arrivare a questo risultato che sarà un grande contributo per la sanità". Questo, mette in guardia Giani, significherà non dover stringere ulteriormente i rubinetti, ma l’attenzione sulla spesa rimarrà costante visti i mesi difficili che dovremo affrontare.

C’è un particolare non del tutto secondario prima di cantare vittoria: le aziende produttrici non faranno i salti di gioia a dover pagare cifre di queste proporzioni. Quindi c’è da aspettarsi qualche sgambetto e tensione. Ma i più temuti sono i ricorsi.