«Roberta? Non l’hanno cercata bene. E io vi assicuro che sono innocente»

Pisa, il marito della Ragusa: «Non le ho fatto del male, lo giuro»

Roberta Ragusa

Omaggio.

San Giuliano Terme (Pisa), 28 ottobre 2018 - Lo giura. Davanti al figlio, che glielo chiede in diretta, e a tutta l’Italia, incollata venerdì sera alla tv per non perdere nemmeno una parola dell’intervista che Antonio Logli ha rilasciato a Quarto Grado, aprendo la porta della villetta di Gello alle telecamere. Facendole entrare anche nella cucina dove Roberta Ragusa – svanita nel nulla in una fredda notte di gennaio 2012 – è stata vista per l’ultima volta. Da lui. Accusato dell’omicidio nonché della distruzione del cadavere della moglie e condannato due volte (in primo e in secondo grado, ndr) a 20 anni di carcere. «Lo giuro, Daniele. Non ho fatto del male a mamma. Quella sera – racconta – non sono mai uscito di casa e ho dormito a dritto fino alle 6.45. Quando è suonata la sveglia ero solo nel letto».

Il video stringe sugli occhi commossi di Logli seduto sul divano fiorito. Sulle pareti sono ancora appese le foto della donna scomparsa. Nella sala da pranzo – lo svela la giornalista Francesca Carollo – c’è Sara: «la fidanzata, l’amica», così viene definita, che segue tutto insieme al primogenito di Antonio e Roberta. «Stasera ha cucinato per dodici persone. Vuole stare insieme al suo uomo. A lui, la lega un sentimento profondo». La trasmissione prosegue con ospiti e testimoni che sollevano dubbi. Altri, ancora. Come un’amica d’infanzia della Ragusa, pronta a sostenere di averla vista il giorno dopo la sua scomparsa mentre faceva la spesa in un supermercato. Avrebbe indossato «una sorta di tuta con ciabatte». Forse il famoso pigiama rosa con cui, per la difesa, si sarebbe allontanata? Forse quello della foto spuntata fuori per la prima volta settimana scorsa, sempre in puntata, spaccando l’opinione pubblica. Poi la dichiarazione d’innocenza, ripetuta all’infinito come un mantra. «Sono un padre di famiglia e una brava persona – aggiunge Logli –. Se Roberta tornasse sarei l’uomo più felice del mondo perché manca tantissimo a tutti noi. Secondo me, non è stata cercata come si doveva. I primi due giorni gli inquirenti hanno lavorato benissimo, poi c’è stato un mese di stop e non è stata più cercata. Un errore grandissimo». Quindi l’affondo. «Se io sono l’assassino, e non lo sono, allora Roberta è viva», dice con convinzione. Un’ipotesi condivisa anche dal figlio Daniele che usa parole al veleno per i parenti: «Quando il Tribunale per i minori ha chiesto se qualcuno volesse prendersi cura di me e di mia sorella, si sono rifiutati tutti tranne i nonni paterni».

Parole che sconvolgono la cugina romana dell’imprenditrice scomparsa, Marika Napolitano. «Quante bugie! – commenta all’indomani a La Nazione –. Mi dispiace sentire il figlio di Roberta parlare così. Noi, per i ragazzi, ci siamo sempre stati e ci saremo. È lei ad essere stata dimenticata dalla sua famiglia. Da tutti».