Ristoratrice da 11 giorni in sciopero della fame: "Sto male, ma a nessuno importa"

“Nessuno delle istituzioni si è fatto vivo. Un’altra ristoratrice si è unita a me, ma sono sfiduciata: hanno dimostrato che a nessuno importa di noi”

Dhemetra di Bartolomeo davanti al suo ristorante

Dhemetra di Bartolomeo davanti al suo ristorante

Arezzo, 10 aprile 2021 - “Da quando ho iniziato lo sciopero della fame, oramai undici giorni fa, non si è fatto vivo nessuno da parte delle istituzioni. Nessuno. Oggi come mi sento? Debole, ieri ho avuto un forte mal di testa e vertigini. L’energia continuo ad averla, probabilmente per gli estratti che prendo. Ma evidentemente a nessuno importa se mi succede qualcosa, e sono sfiduciata”. La signora Dhemetra Di Bartolomeo, ristoratrice, si è decisa a questo gesto estremo per far sentire la propria voce prima che sia troppo tardi: per lei, per le sue attività che rischiano di chiudere per sempre. Per la sua famiglia e le sue due figlie che non riesce più mantenere. E per l’intera categoria di ristoratori, che insieme ad altri settori colpiti dalla crisi generata dalla pandemia, stanno pagando il prezzo economico più alto di questa pandemia.  

“Cosa voglio per smettere lo sciopero della fame? Poter andare davanti a un tavolo di confronto, in cui poter parlare veramente di un risarcimento danni per quello che ci è stato fatto – spiega la signora Dhemetra - . Oggi sono arrivati i famosi sostegni e mi sembrava una beffa sentire le notizie al telegiornale, in cui veniva detto di quanto questo governo abbia fatto. A parte che questi sostegni sono ridicoli dal punto di vista della quantità, ma ripeto, non sono toccati a tutti. A me non sono toccati, e ad altri come me. E non perché abbiamo fatto il ‘nero’, come sento dire su Facebook: questi commenti sono l’ennesima coltellata. Io ho due ristoranti, ad Arezzo, e non ci toccano i ristori, anche se abbiamo avuto qualcosa in passato, perché “non abbiamo perso abbastanza’”. C’è un motivo: avevamo aperto il secondo ristorante, investendo peraltro tutto quello che avevamo, a fine 2018. Ed essendo il 2019 il primo anno di attività, gli incassi sono stati bassi. Sono entrati a regime nel 2020, tant’è vero che per quattro mesi abbiamo lavorato, ma poi ci hanno chiuso. In base a questa situazione, oggi non abbiamo più diritto a sostegni”.

“Non si può veramente pensare – denuncia la signora Dhemetra - di distruggere la vita di una famiglia, di intere famiglie, di migliaia di famiglie, e pensare di mandare due spiccioli con le fanfare in televisione, come se avessero dato chissà che cosa, peraltro solo a quei pochi che hanno avuto il sostegno. Quindi per smettere lo sciopero della fame voglio che ci si sieda a un tavolo di confronto con il governo, a parlare di che cosa si può veramente fare per permettere a quelli che hanno avuto danni enormi, come me e le mie attività, di poter ricominciare. E poi voglio la giustizia, perché non è pensabile vedere che negli autogrill di tutta Italia la gente si siede tranquilla a pranzare o a cenare, mentre noi, con tutte le regole del mondo, non possiamo aprire i nostri locali. E poi le persone vengono anche spaventate, in modo tale che non verranno neanche quando riapriremo. Questo voglio per smettere lo sciopero della fame: ma da quello che ho visto finora, non è importato niente a nessuno. Nessuno si è reso conto di questa protesta. Il dramma non è solo mio, anche un'altra collega si è unita a me. Un’imprenditrice aretina, Gabriella Lamagna, titolare di due B&B, e anche lei ha iniziato lo sciopero della fame. Ma lo sa qual è il problema? Se dovesse succederci qualcosa, saranno semplicemente due persone in meno”. La signora Dhemetra Di Bartolomeo da oramai dieci giorni si nutre solo di acqua, tisane, caffè ed estratti di verdure. Ed è decisa ad andare avanti, a oltranza, fino alla fine.

Maurizio Costanzo