Riparte Striscia e torna Militello: “Anche a stadi chiusi ci sarà da divertirsi”

Le telecamere di ‘Striscia lo striscione’ quest’anno in Toscana potrebbero arrivare per la prima volta anche a Piombino, Cecina, Lucca, Certaldo e Montecatini

Cristiano Militello

Cristiano Militello

Firenze, 25 settembre 2020 - Il Gabibbo, le Veline e dietro il bancone, ad aprire la stagione autunnale, ci saranno due fuoriclasse della risata e della simpatia, Ficarra & Picone. Sta per tornare uno degli appuntamenti di punta più attesi della televisione italiana: Striscia la Notizia, che riapre i battenti lunedì 28 settembre su Canale 5. Gli appassionati di una tra le rubriche più esilaranti e attese del tg satirico di Antonio Ricci, “Striscia lo striscione”, possono tirare un sospiro di sollievo: “Anche con gli stadi chiusi, ci sarà da divertirsi”. Parola del suo storico inviato, tra i più amati dal pubblico: Cristiano Militello. ‘Striscia lo striscione’ resta il suo marchio di fabbrica, ma anche quest’anno, oltre alla rubrica cult del lunedì, curerà la sua gemella naturale “Striscia il cartellone” il giovedì sera.

 

Cristiano, nell’anno Covid e degli stadi chiusi, che stagione sarà?

 

«La sfida è proprio questa: finora sono sempre stato fuori da uno stadio, ma ora, essendo gli spalti desolati  e deserti, durante la settimana cercherò di fare interviste ‘strampalate’ in centro, per la strada. Cambia la location insomma, ma porteremo comunque a casa cose divertenti per entrambe le rubriche: sia “Striscia lo striscione al lunedì, che per il “Striscia il cartellone” il giovedì».

 

Com’è tornare a casa: come rispondono i toscani ai servizi di Striscia?

 

«Non si ritraggono ed è sempre un piacere intervistarli: hanno l’ironia nel Dna, riconosciuto dalla storia. Il loro tipo di reazione? Non si tirano mai indietro. Hanno il gusto per lo sfottò, per l’irriverenza, per l’ironia e anche per l’autoironia. Per il graffio e per la satira, anche amara e cinica. Sono andato in lungo e in largo per l’Italia e su un ideale podio metterei Roma, Napoli, e la Toscana coi suoi mille campanili, dove ogni paese ha un suo rivale e le sue sfide».

 

Cosa ti porti in giro della Toscana?

 

«Penso che sia come un paio di occhiali: è una lente che deforma la realtà e ti aiuta a guardarla da un altro punto di vista.  Dal circolo della piazza al ritrovo al bar è sempre una commedia. Ricordo, fin da bambino, che già una partita a carte tra quattro anziani si trasformava in un pezzo di teatro. Sono abituati a riconoscere la commedia della vita, abbiamo sempre avuto questo spirito che aiuta a vivere e trovo vincente».

 

Veniamo da un periodo difficile segnato dal lockdown: quanto è importante la satira per “ricominciare”?

 

«È molto importante. Da poco è uscito ‘Cartelli d’Italia. Il diario 2020- 2021’ con la sua travolgente gallery di cartelli. Il lockdown ha sconvolto il rapporto tempo, ci siamo infatti ritrovati con un sacco di tempo libero e abbiamo dovuto occuparlo in modo diverso. Questo diario-agenda aiuta a riappropriarci del tempo, a tornare a cadenzarlo col sorriso. Pagine e pagine con tantissimi cartelli buffi per ritrovare un sorriso al giorno.  Dopo questo periodo un po’ spento e appannato, l’ironia, come il sorriso, mi sembra la medicina migliore: è a buon mercato ed è contagiosa, in senso positivo».

 

Tra i tanti, c’è uno striscione che merita il podio?

 

«Striscioni toscani ce ne sono talmente tanti che ricordo volentieri. Ma uno dei capostipiti fu quello che i fiorentini fecero a Como “Voi comaschi noi con le femmine” che ha fatto epoca: l’hanno ripreso in ogni latitudine. Comunque la “perla” è in agguato ovunque, anche nei paesini. Mi ricordo ad esempio a Forcoli, in provincia di Pisa, a una partita del campionato dilettanti, vidi un gruppo di omini abbastanza attempati che aveva fatto lo striscione ‘Inps boys’: club di solo pensionati, erano in quattro sugli spalti, molto grazioso. L’ironia toscana non si smentisce mai, piccola o grande che sia la loro squadra».

 

Ci anticipa qualche novità di quest’edizione: prossimi temi e prossime tappe?

 

«È dal 2004 che giro l’Italia: dopo 16 anni avrò fatto tappa in quasi tutti gli stadi, dalla serie A ai dilettanti: me ne mancherà una trentina. Eppure ci sono posti dove non sono ancora andato, anche in Toscana, e quest’anno potrei andarci. Qualche nome? Piombino, Cecina, Lucca, Certaldo e Montecatini».

 

Se Cristiano Militello dovesse scrivere il ‘suo’ striscione?

 

«Scriverei “Prima febbre a 90 e adesso a 37,5” . Per fare ironia sulla condizione del tifoso, che prima viveva un tipo di febbre da 90° minuto, mentre ora è bloccato a casa dalla febbricola».