La Toscana apre le porte ai profughi afghani. Prima mossa: ospitalità negli hotel sanitari

Accoglienza per oltre trecento in fuga da Kabul: in campo la Regione. Il governatore Giani: "È il momento di passare ai fatti"

Alcuni profughi afghani

Alcuni profughi afghani

Firenze, 24 agosto 2021 - Le date precise ancora non ci sono, ma si tratta di giorni, forse di ore, intanto la Toscana si prepara ad accogliere i primi 112 profughi in fuga dall’Afghanistan dopo la riconquista di Kabul da parte dei talebani. E’ il numero di coloro che, secondo la ripartizione del governo centrale, sono già destinati a restare in Toscana. Per altri 200 invece la Regione ha dato alla Protezione civile nazionale la disponibilità all’accoglienza per il periodo di dieci giorni di quarantena necessari per il loro inserimento in Italia. Sono tre al momento gli alberghi sanitari individuati per ospitarli: una struttura a Firenze, due a Montecatini e un’altra a Chianciano. E non si sa quanti di loro, alla fine della quarantena saranno destinati proprio a rimanere in Toscana.  

Per i primi 112 (le indicazioni sul loro arrivo sono gestire direttamente dal ministero dell’Interno) già si pensa a percorsi appropriati di inserimento sociale tramite la rete Sai (il sistema di accoglienza e integrazione), ex Sprar, dedicate ai rifugiati. Sono le prime indicazioni emerse al termine della riunione organizzata ieri a palazzo Strozzi Sacrati dal governatore Eugenio Giani, insieme agli assessori all’Immigrazione, Stefano Ciuoffo, e alla Protezione civile, Monia Monni, alla prefetta di Firenze, Alessandra Guidi, ad Anci e Upi.

"Sono molto soddisfatto della larga disponibilità all’accoglienza mostrata dai sindaci e dalle associazioni presenti – ha commentato Giani – così come del ruolo di coordinamento che svolgeranno i prefetti della Toscana". Con queste premesse – sottolinea – "sarà possibile non soltanto trovare una sistemazione per i 200 fuoriusciti che dovranno sottoporsi ai dieci giorni di quarantena, ma siamo pronti ad accogliere anche i 112 che ci sono stati indicati dal governo perché siamo in grado di offrire la migliore immagine della Toscana, all’altezza della sua tradizione di accoglienza e organizzazione. Per questo ci siamo dichiarati da subito disponibili ad accogliere coloro che fuggono dall’Afghanistan. Chiediamo al Governo che amplii la disponibilità in Toscana dei posti nel Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) che già vede la presenza controllata di 1562 profughi provenienti da zone a rischio di molti Paesi. Ora è il momento di passare dalla disponibilità ai fatti: noi siamo pronti e se sarà necessario convocheremo settimanalmente questo tavolo". "Abbiamo già individuato circa 150 posti nelle strutture sanitarie – ha aggiunto Monia Monni – stiamo lavorando per trovare gli altri 50 e il nostro sistema regionale di Protezione civile fornirà tutto il supporto necessario, in attesa che poi della distribuzione e dell’ospitalità si occupino i Comuni, con i quali esiste un ottimo rapporto di collaborazione". "Anticiperemo le risorse economiche necessarie – ha detto l’assessore Stefano Ciuoffo – in attesa che ci arrivino i fondi da Roma. Garantiremo sia la sicurezza che la privacy di chi in questi anni ha lavorato col nostro contingente in Afghanistan". Anche per Luca Menesini (Upi Toscana), presidente della Provincia di Lucca, il metodo scelto per la loro accoglienza "deve essere quello dei Sai (ex Sprar) che garantisce un percorso di accoglienza ed integrazione più efficace".  

A nome dei prefetti toscani ha parlato Alessandra Guidi: "Abbiamo istituito un tavolo di coordinamento occupandoci di gestire l’accoglienza dei 112 profughi che sono stati assegnati alla Toscana. Dobbiamo garantire un’accoglienza ordinata con il dovere del rispetto di precisi standard, sia per gli afghani così come facciamo per tutti i richiedenti asilo". Anche Sandro Fallani, responsabile immigrazione di Anci Toscana, ha confermato che "l’unico percorso efficace per accogliere i fuoriusciti è rappresentato dal Sai, perché servono percorsi strutturati e stabili per un inserimento efficace nelle comunità".