Incassa il prestito Covid e ci paga i mobili. La Finanza a caccia dei furbetti del ristoro

Inchiesta su un rappresentante di calzature che ha ottenuto 25mila euro ma 8 sono stati usati per un finanziamento della casa

Covid

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Firenze, 28 agosto 2021 - I soldi del decreto liquidità usati per estinguere il finanziamento dell’arredamento di casa. Parte di quei denari erogati dal governo a sostegno della crisi dovuta dalla pandemia, a desso, gli sono stati sequestrati. Ma la disavventura, capitata a un rappresentante di calzature di Santa Maria a Monte, con ufficio a Fucecchio, non pare proprio isolata. Anzi: la guardia di finanza sta monitorando l’uso che i beneficiari hanno fatto dei famigerati "ristori" erogati dallo Stato in varie forme e momenti del 2020-2021.  

Una condizione per l’uso degli stanziamenti alle aziende e alle professioni che il Governo ha concesso in piena emergenza, quando molte attività era completamente ferme, era che il contributo venisse impiegato a sostegno della propria impresa. I controlli partono dall’alto, ovvero dal S.I.VA., il Sistema Informativo Valutario, una sorta di cervellone centralizzato che segue il flusso delle somme erogate. Nel caso del rappresentante di Santa Maria a Monte, J.F., 44 anni, ’fatale’ è stata la segnalazione della banca. J.F. ha infatti percepito, il 26 maggio dell’anno scorso 25mila euro, soldi, sotto forma di prestito garantito, che l’allora Governo Conte aveva destinato alle microimprese come la sua. Ma pochi giorni dopo, anziché destinare la somma al pagamento di bollette o fornitori, circa 8mila euro sono stati adoperati per estinguere un vecchio debito: ciò che restava da pagare di un finanziamento di 45mila, acceso dieci anni prima per arredare casa.  

Adesso, si ritrova indagato per malversazione. E lo Stato vuole riprendersi quei soldi: la guardia di finanza ha eseguito in questi giorni il provvedimento di sequestro della somma, firmato dal giudice Angela Fantechi. Il pubblico ministero Ornella Galeotti aveva chiuso l’inchiesta a marzo, per dedicarsi nel frattempo ad altre decine di casi analoghi. Dal fatturato gonfiato per avere più soldi dallo Stato, al maquillage della propria azienda per rientrare tra quelle investite dal sostegno. Tra tutti questi anche quelli che, in buona fede, hanno pensato di poter affrontare il fabbisogno personale pescando nei denari elargiti dal decreto liquidità. Il covid ci ha fatto scoprire una nuova categoria: i furbetti del ristoro.