Il 3 agosto 1944, la Notte dei Ponti distrutti di Firenze. Tranne Ponte Vecchio

La tesi secondo cui il simbolo della città fu risparmiato per volere di Hitler è stata smentita dai fatti. Ecco cosa accadde realmente quella sera

Ponte Vecchio (foto Ansa)

Ponte Vecchio (foto Ansa)

Firenze, 3 agosto 2022 – Quella tra il 3 e il 4 agosto del 1944, è stata una notte drammatica per Firenze. Per rallentare l’avanzata degli Alleati che volevano liberare la città, le truppe tedesche in ritirata verso la linea Gotica, rasero al suolo i ponti sull’Arno, minarono e fecero saltare in aria anche torri, case e botteghe del centro storico. Si salvò da quell’ennesimo inenarrabile abominio messo in atto dalle truppe naziste, solo Ponte Vecchio, rimasto in piedi in mezzo a quella distruzione di massa.

La minaccia degli alleati era alle porte, e per i tedeschi c’era bisogno di prendere tempo. E così, dopo i furti perpetrati alle opere d’arte diventate bottino di guerra, i nazisti pensarono allora a un espediente che avrebbe rallentato la rapida avanzata dei nemici, un piano che non esitarono a mettere in atto e che nuovamente non risparmiò la bellezza della città. Mentre Palazzo Pitti si trasformò nel rifugio di tanti sfollati, i nazisti imbottirono di esplosivi i ponti, punti strategici da abbattere per non permettere alle truppe alleate di varcare l’Arno.

Le esplosioni ridussero in frantumi il Ponte alle Grazie e il ponte alla Vittoria. Chi assistette a quella scena infernale, vide mattoni e detriti schizzare ovunque, sollevando in aria un gigantesco polverone. Resistettero per un po’ solo i piloni di Ponte Santa Trinita con le statue delle Quattro Stagioni, ma quando i nazisti tornarono alla carica, e rinforzarono il colpo piazzando nuovi esplosivi, cedette anche lui. Le acque dell’Arno, diventate un cimitero di ricordi e magnifiche architetture, scorrendo portavano con sé i resti di secoli di storia finiti in frantumi, memorie di una città devastata e colpita al cuore.

.Tra le varie teorie, venne ipotizzato che Hitler avesse risparmiato Ponte Vecchio dopo che, durante la sua visita a Firenze, ne apprezzò il valore culturale, storico e artistico. C’è chi ritiene che era comunque troppo stretto per consentire il passaggio dei carri armati. La realtà è un’altra: i fili delle mine erano stati già piazzati anche lì, gli ordigni erano pronti ad esplodere, infatti l’area fu fatta sgomberare.

Furono due lavoratori delle botteghe orafe, prima di allontanarsi insieme agli altri fiorentini, notando il punto degli allacciamenti delle cariche di dinamite, ad aver agito da ‘guastatori’, staccando i fili e impedendo così agli esplosivi di detonare. Nessuno sospettò del sabotaggio fino a quando non furono ritrovati alcuni documenti, che compongono il libro ‘Di pietra e d’oro. Il Ponte Vecchio di Firenze, sette secoli di storia e di arte’ (ed.Maria Cristina de Montemayor), monografia curata da vari autori, tra cui Cristina Acidini, Antonio Natali, Lucia Barocchi, Elisabetta Nardinocchi e Marco Ferri.

 

Oggi Firenze è tornata a mostrarsi ai visitatori di tutto il mondo in tutta la sua bellezza mozzafiato. Tuttavia, se le ricostruzioni hanno cicatrizzato le ferite inferte alla città dalle distruzioni tedesche, il sacrificio di tante vite umane resta una ferita ancora aperta.

 

Nasce oggi

 

Cristoforo Colombo nato il 3 agosto 1451 a Genova. Tra i più importanti protagonisti delle grandi scoperte geografiche di tutti i tempi, con l’approdo in America consentì la colonizzazione europea di quello che nel suo diario di bordo definì ‘Nuovo mondo’. Ha scritto: “Non potrai mai attraversare l’oceano fino a quando non avrai il coraggio di non vedere più la riva”.

 

Maurizio Costanzo