Il Pnrr è senza pace. "Ci sono troppi ritardi, servirà una deroga al termine del 2026"

Gheri (direttore Anci Toscana) e la sfida in salita degli enti locali. "Prezzi folli delle materie prime, il governo rifinanzi il fondo Il vero rischio? Non trovare imprese disponibili a lavorare"

Firenze, 19 dicembre 2022 - Non appaiono confortanti in Toscana - lo ha raccontato La Nazione nei giorni scorsi - i dati relativi all’attuazione pratica del Piano nazionale di ripresa e resilienza: su 2.990 progetti approvati, poco meno di uno su cinque (584 per la precisione) è già avviato. Di questi 47 sono allo studio di fattibilità (8%), 389 in fase di progettazione (67%), 2 alla stipula (0,3%), 125 in esecuzione (21%) e 21 conclusi (3,7%). Un bel problema per tutti i comuni, da quelli più grandi ai piccolissimi, come conferma Simone Gheri, direttore di Anci Toscana.

"Le difficoltà non risparmiano nessun ente", spiega. "Possiamo dire che sono trasversali".

Quali sono i problemi principali nei quali s’imbattono e rischiano di impantanarsi i Comuni?

"Partiamo dal prezzo delle materie prime, che negli ultimi mesi è schizzato in alto. Per realizzare un’opera che in fase di progettazione costava 100, adesso se va bene ne servono 120".

Soluzioni?

"Servono certezze sul fatto che anche per i prossimi anni il governo rifinanzierà il fondo per l’adeguamento dei prezzi delle materie prime. Così com’è stato fatto per il 2022, è assolutamente necessario che tale misura venga prorogata anche nei prossimi anni".

Questo per quanto riguarda i prezzi delle materie prime. Che, però, non è l’unica difficoltà.

"No. Abbiamo un assoluto bisogno di procedure che siano le più semplici possibili. I Comuni si rivolgono ad Anci spesso anche per denunciare grandissime difficoltà nell’interagire con i ministeri interessati dai vari progetti del Pnrr. I responsabili degli enti locali “saltano“ da una riunione in presenza a un webinar per cercare di capire le procedure da seguire, i moduli da riempire, le schede da compilare. C’è troppa complicazione. Che porta inevitabilmente a una gran confusione. Come se non bastasse c’è anche un’altra questione".

Quale?

"La cronica carenza di personale, che riguarda tutti gli enti pubblici: dai Comuni più piccoli alle Province, fino ad arrivare alla Regione".

Non è un po’ tardi adesso per pensarci?

"Fermo restando che un maggior numero di dipendenti non può che rappresentare un elemento positivo per gli enti pubblici, per quanto riguarda la progettazione Pnrr ormai è tardi. Per fare un paragone sportivo, è come se una volta iniziato a correre ci si rendesse conto che prima bisognava allenarsi".

E intanto il termine del 2026 è praticamente dietro l’angolo…

"È vero. Non ci sono grandi margini di recupero per gli eventuali ritardi. L’auspicio è che il 2026 non rappresenti una vera e propria spada di Damocle e che ci sia un po’ di elasticità".

Il treno del Pnrr passa una volta sola: crede che i Comuni riusciranno a farsi trovare pronti?

"Sì, sono convinto che ce la faranno: i Comuni stanno rispettando i tempi. Come dicevo sono più impensierito dai livelli superiori, ministeri in primis. Ma c’è una cosa che mi preoccupa più di tutto".

Ovvero?

"Il rischio che il meccanismo si inceppi per la mancanza di imprese disponibili a lavorare. Alla fine i Comuni correranno e la maggior parte di loro ce la farà. Ma dove troveremo i carpentieri, i muratori e tutte le professionalità necessarie a portare a termine le migliaia di progetti sparsi in tutta la Penisola?".

Lei sostiene che la maggioranza dei Comuni ce la farà. E gli altri?

"Gli altri, che spero saranno pochissimi, dovranno rinunciare restituendo i soldi. Ancora peggio potrebbe andare a quegli enti che nel 2026 si troveranno in mezzo al guado, con i cantieri avviati ma non terminati per colpa del meccanismo dei prezzi alle stelle o della mancanza di imprese disponibili".