Payback, le aziende dei dispositivi medici manifestano in piazza a Roma

La tassa va verso la sospensione, Fifo Sanità Confcommercio: “Favorevoli alla proroga, ma va cancellata. Urgente un tavolo tecnico con le istituzioni”

Sala ospedaliera (foto Ansa)

Sala ospedaliera (foto Ansa)

Roma, 9 gennaio 2023 - Le imprese del settore biomedicale scenderanno martedì 10 gennaio alle ore 10 in piazza a Roma per protestare contro il payback sanitario.

La norma introdotta col decreto aiuti bis con la quale, dicono, "viene chiesto di versare 2,2 miliardi di euro entro gennaio con conseguenze drammatiche per la tenuta del settore e mettendo al rischio 112mila posti di lavoro".

In una lettera inviata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti afferma: "Il payback mette a rischio oltre 112mila posti di lavoro perché chiedere alle imprese 2,2 miliardi di euro entro gennaio significa farle chiudere con conseguenze drammatiche per l’occupazione, i territori e la qualità della salute del Paese. Il fallimento di molte imprese genererà un’interruzione delle forniture agli ospedali. Il rischio è che gli le strutture sanitarie restino sfornite di dispositivi medici indispensabili, oltre a venire a mancare quel supporto tecnico che permette a molte delle tecnologie installate negli ospedali di funzionare correttamente. Ma non solo, imponendo tetti di spesa così bassi la qualità dei dispositivi medici si abbasserà, l’innovazione tecnologica non entrerà più nelle strutture sanitarie e i medici si troveranno costretti a lavorare senza avere strumenti all’avanguardia, fondamentali per poter esercitare al meglio la professione. Oggi che è in arrivo una nuova ondata Covid e gli ospedali dovranno far fronte a una probabile emergenza, l’effetto sarà ancora più devastante". "Scenderemo in piazza a Roma - aggiunge - anche per i cittadini e i pazienti perché il payback è una norma ingiusta anche per loro, che potrebbero non trovare più le risposte di salute che oggi offre il Servizio Sanitario Nazionale: chi potrà permetterselo continuerà a curarsi privatamente a spese proprie, chi non potrà subirà in prima persona i danni derivanti da questa legge nemica della Sanità pubblica. Il payback non è uno strumento di controllo della spesa, è uno strumento nemico del Servizio Sanitario Nazionale". La manifestazione contro il payback si svolgerà il 10 gennaio, a Roma in Piazza Santi Apostoli a partire dalle ore 10. Intanto Fifo Sanità Confcommercio (Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri), in rappresentanza delle piccole e medie imprese del comparto, accoglie favorevolmente l’ipotesi di proroga del payback sui dispositivi medici al 30 aprile. La sola sospensione del payback sui dispositivi medici - sottolinea l’associazione di categoria - è un passaggio necessario ma non sufficiente per tutelare le migliaia di aziende che sostengono il Sistema Sanitario Nazionale. Fifo auspica un urgente tavolo tecnico per un confronto sul superamento della norma stessa. La Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri, inoltre, si dice favorevole a un innalzamento del tetto di spesa sanitario dal 4.4% al 5.2% sul totale della spesa pubblica, in linea con la media europea e con i dati nazionali di consumo pregressi, fermo restando la sola responsabilità delle singole Regioni su eventuali sforamenti di spesa.

“Stiamo lavorando da mesi con le istituzioni per far comprendere i rischi per la sanità italiana e per le aziende del settore che stanno per essere messe in ginocchio dal payback - dichiara Massimo Riem, presidente Fifo Sanità Confcommercio - Le micro, piccole e medie imprese fornitrici di dispositivi medici non potrebbero mai superare tali richieste, siamo riusciti a dar loro una piccola boccata d’ossigeno. Ma sappiamo che questa sospensione non rappresenta la soluzione al problema. Adesso chiediamo con urgenza un tavolo di confronto per poter definire il superamento del payback sui dispositivi medici, precisando che le responsabilità di eventuali sforamenti pregressi e futuri devono restare in capo alle singole regioni”.  

Maurizio Costanzo