Quel 5 luglio che cambiò l’Italia. Prato celebra la tripletta di Paolo Rossi

Il racconto del fratello Rossano: "Col Brasile capimmo che aveva fatto la storia. Mi manca sempre il suo sorriso"

Pablito solleva la coppa del Mondo nel 1982

Pablito solleva la coppa del Mondo nel 1982

Prato, 3 luglio 2022 - «Quella partita ha cambiato la vita di Paolo e di tutta la nostra famiglia. Da quella tripletta, di fatto, abbiamo vissuto in funzione di quell’apoteosi. Dopo quel mondiale Paolo diventò un personaggio planetario, un testimonial dell’Italia nel mondo: una volta lo riconobbero nella foresta amazzonica. Paolo Rossi era ormai diventato a tutti gli effetti sinonimo d’Italia". Martedì ricorreranno i quarant’anni da un momento che ha riscritto la storia sportiva del nostro Paese: era il 5 luglio del 1982 quando Paolo Rossi a suon di gol eliminava il Brasile allo stadio Sarriá dai mondiali di Spagna, mandando in estasi la sua città, Prato, e un’intera nazione.

Quarant’anni dopo la famiglia di Pablito con in testa il fratello Rossano, la città di Prato e l’intero mondo sportivo si preparano a celebrare quel momento e soprattutto il suo protagonista principe. Festeggiamenti che avverranno, purtroppo, senza Paolo Rossi venuto a mancare prematuramente nel dicembre 2020, ma il ricordo delle sue gesta sportive sarà ben presente nella memoria di tutti. "A distanza di quarant’anni ho ricordi nitidi e bellissimi di quella partita – racconta Rossano Rossi -. Era stato un caldo asfissiante per tutta la giornata. La partita l’ho vista in casa da solo con un amico.

Mia mamma era in cucina e ascoltava la telecronaca da lontano. Mio babbo era a lavoro, seguiva la partita alla radio. Lui era molto emotivo e non voleva guardare Paolo in tv. Ricordo di avere perso tre chili quella sera fra il caldo e la tensione nervosa. Purtroppo venivamo da un periodo di polemiche, con Paolo che non riusciva a sbloccarsi sotto rete". Poi come per magia arriva quel colpo di testa che in un istante riscrive la storia sportiva di un campione e di tutta Italia. "Fu una liberazione. Da quel momento qualcosa è cambiato. Ci fu un colpo di scena dietro l’altro. Poi nel finale la rete della tripletta, di rapina, come Paolo sapeva fare. Fu l’apoteosi".

La famiglia Rossi da quel momento ha vissuto in simbiosi le ultime partite del mondiale assieme a Prato. E non è un caso se 40 anni dopo tutto il quartiere di Santa Lucia, che ha dato i natali a Pablito, si è mobilitato per celebrarlo: Comune, circolo Arci e Pro Loco tutti uniti per il loro campione. "Fino alla partita col Brasile non c’era stata grande fibrillazione intorno alla nostra vecchia casa di via Fucini – sottolinea Rossano Rossi -. Paolo dopo due anni di squalifica non veniva da un momento di forma brillante, ma seppe sbloccarsi al momento giusto. Al triplice fischio, dopo pochi istanti, ho iniziato a sentire i primi motorini e i fischietti. Mi sono affacciato e ho assistito all’arrivo di un tripudio di persone sotto casa. La gente era presa da una gioia incontenibile. Era un periodo un po’ buio per l’Italia, c’erano stati momenti di tensione sociale, e tutti sentivamo il bisogno di tirare fuori l’orgoglio italiano. Di quella serata ricordo tutti i miei amici arrivare a casa a festeggiare, quelli di mio babbo. E poi le bandiere, i motorini. Fu bellissimo, emozionante. Una liberazione che noi tutti aspettavamo da due anni".

Prato celebrerà Paolo Rossi l’11 luglio, ricorrenza della vittoria in finale sulla Germania. Prima ci sarà l’apposizione di una targa commemorativa a Santa Lucia sulla casa che ha dato i natali sia a Paolo Rossi che al fratello Rossano. Poi una cena al circolo Arci, intitolato proprio a Pablito. Qui ci sarà la proiezione di immagini storiche e interviste dell’epoca. Annunciata la presenza dell’ex compagno di squadra Giovanni Galli e possibile anche la presenza del direttore del museo del calcio di Coverciano, Matteo Marani. Quest’ultimo, nelle speranze degli organizzatori, potrebbe portare gli scarpini di Pablito, ma soprattutto la coppa del mondo. "Festeggiare questa ricorrenza senza Paolo sarà molto dura – conclude il fratello Rossano -. A me manca come fratello, come persona, come figura di riferimento. Di lui ho un ricordo indelebile nel cuore. Ho ancora impressa nella mente la nostra infanzia sempre insieme a Santa Lucia. Eravamo inseparabili, una cosa inscindibile. E poi il suo sorriso. Paolo non potrò mai dimenticarlo".