Operatori sanitari non vaccinati: via alle sanzioni. Ecco cosa rischiano

Dopo 2 mesi dall'obbligo vaccinale per gli operatori della sanità il 2,3% non è ancora vaccinato: scattano le sospensioni dall'Ordine dei medici. Emilia Romagna la regione con più no-vax. Burioni: "Incredibile"

Manifestazione No Vax (Ansa)

Manifestazione No Vax (Ansa)

Roma, 21 giugno 2021 - Dopo due mesi dal decreto che ha introdotto l'obbligo vaccinale anti-Covid per i professionisti della sanità sono arrivate le prime sospensioni da parte delle Asl. "Abbiamo dato oggi indicazioni a tutti gli ordini territoriali che, in presenza di un accertamento da parte della Asl di operatori sanitari e medici non vaccinati, si provveda ope legis alla sospensione del medico e alla sua attività finchè lo stesso non avrà effettuato la vaccinazione anti-Covid e comunque non oltre il 31 dicembre". E' quanto spiega all'Ansa il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli.

La norma attribuisce "all'Azienda sanitaria l'accertamento della mancata osservanza dell'obbligo vaccinale dalla quale discende la sospensione ex lege dall'esercizio della professione sanitaria e dalla prestazione dell'attività lavorativa. L'accertamento viene comunicato dalla Asl all'interessato, al datore di lavoro e agli Ordini professionali perche' ne prendano atto e adottino i provvedimenti e le misure di competenza". A quel punto "la sospensione è comunicata immediatamente all'interessato dall'Ordine professionale. Da quanto sopra esposto emerge con chiarezza che una volta ricevuto l'atto di accertamento della Asl l'Ordine e, nello specifico, la competente Commissione d'Albo deve adottare tempestivamente delibera di Commissione avente carattere di mera presa d'atto della sospensione del professionista interessato riportando l'annotazione relativa nell'Albo". L'Ordine infine "deve dare comunicazione all'interessato degli effetti che dall'atto di accertamento della Asl discendono che consistono nella sospensione temporanea dall'esercizio della professione fino all'assolvimento dell'obbligo vaccinale o comunque non oltre il 31 dicembre 2021. Nella comunicazione succitata dovrà inoltre essere evidenziato che nei confronti del provvedimento di sospensione è ammesso unicamente ricorso amministrativo al Tar nei termini di 60 gg. dalla data di notifica".

In totale i professionisti della salute che, ancora oggi, non si sono fatti vaccinare contro il coronavirus sono il 2,3%  di oltre 1,9 milioni di operatori sanitari che lavorano in Italia. E adesso, dopo 2 mesi dall'obbligo vaccinale, gli Ordini professionali, gli ospedali e le Rsa hanno fornito - o stanno ancora fornendo - i nominativi di tutti i medici e gli infermieri che hanno rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione.

L'Emilia Romagna è la regione dove gli operatori sanitari no-vax sono più numerosi, oltre 14mila pari a quasi l'8% del totale, segue la Sicilia con 9.214 pari al 6,5% del personale medico o infermieristico, e poi la Puglia con 9mila dipendenti, pari al 6,5% del totale. Come dimostra il caso di Brindisi la Puglia è una regione che si è attivata subito per individuare gli operatori non ancora immunizzati. E assieme alle sospensioni comminate ci sono anche i primi casi di ricorso contro queste sanzioni. Ma è di pochi giorni fa la sentenza di un giudice del lavoro che ha dato ragione alla Rsa 'Villa Belvedere' di Crocetta del Montello (Treviso) rispetto al ricorso presentato da 5 suoi operatori no-vax sospesi dal lavoro.

Sul fenomeno degli oltre 45mila no-vax impiegati nelle strutture sanitarie è intervenuto oggi con un tweet Roberto Burioni, virologo dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: "Incredibile, doloroso ma indispensabile per la sicurezza dei pazienti. Forse bisognerebbe guidare tutti questi sanitari verso un lavoro differente, più adatto a loro".

"Dobbiamo fare una riflessione, dai dati delle tabelle dell'ultimo report ci sono alcune Regioni che hanno zero nella tabella degli operatori sanitari non vaccinati, mi pare davvero strano - osserva all'Adnkronos Salute Pietro Giurdanella, presidente dell'Ordine degli infermieri della provincia di Bologna - Poi voglio dire che è possibile che alcuni colleghi non possano fare il vaccino anti-Covid per motivi di salute, immunodepressi o pazienti ematologici. In questi mesi al nostro Ordine sono arrivate diverse segnalazioni di infermieri, liberi professionisti, che hanno avuto difficoltà a vaccinarsi, ad esempio chi lavora per l'Inps. Detto questo noi abbiamo sempre detto, senza se e senza ma, che il vaccino va fatto. Indipendentemente dalla legge sull'obbligo, c'è una deontologia che va rispettata".