Omicidio di Montopoli: scritte sataniche, poi la decisione di uccidere

L’assassino le aveva tracciate sul muro di casa

Giuseppe Marchesano, la vittima (Foto da Facebook)

Giuseppe Marchesano, la vittima (Foto da Facebook)

Chiesina Uzzanese (Pistoia), 15 novembre 2018 - Quelle strane scritte e quei disegni sul muro, con vernice rossa, non potevano passare inosservati. Anche perché la casa di Danny Scotto, il presunto killer di Giuseppe Marchesano, 27enne di Castel del Bosco, nel pisano, è sulla circonvallazione che porta al casello di Chiesina Uzzanese. Risalgono a un annetto fa. «Murales per certi versi inquietanti», raccontano i paesani: frasi e croci.

Qualcuno all’epoca, incuriosito, pensò di approfondire e venne fuori che le croci erano riferibili a simboli usati anche da sette sataniche e le frasi erano prese dalle canzoni di un rapper «maledetto». Coincidenza, o qualcosa di più? Non ci sono elementi per andare oltre la domanda. Ma come raccontano i vicini, ogni tanto, spuntava dalla finestra anche qualche lenzuolo con frasi e croci.

Nessuno aveva più pensato a queste «stravaganze» del ragazzo, poco conosciuto in paese. Ma adesso dopo che Danny è indagato dell’omicidio di Marchesano si torna a parlarne. Scotto è in carcere, in stato di fermo (in attesa di convalida del Gip). Quando lo hanno interrogato il 27enne, operaio agricolo, aveva in tasca il passaporto. Voleva fuggire? Gli inquirenti non lo escludono.

E lui, pur davanti alla contestazione che le telecamere lo collocano la sera del delitto a pochi chilometri dalla casa della vittima, ha ribattuto che su quel pick-up non c’era. Invece, il presunto killer avrebbe provato almeno due volte, nell’ultimo anno, a riallacciare l’amicizia o ad ottenere delle spiegazioni sulle ragioni per le quali i rapporti si erano interrotti, senza riuscirvi.

Una di queste, secondo la Procura di Pisa, sarebbe stata il 9 novembre scorso, quando nel giorno del suo compleanno, al termine di un litigio, Scotto, avrebbe freddato l’amico che lo aveva deluso con quattro colpi al volto e due alle gambe lasciandolo seminudo, con i pantaloni della tuta abbassati, riverso sul divano. E l’avrebbe fatto con la 357 Magnum acquistata da pochi giorni e con la quale ha ricordato di aver sparato due volte, di cui una il sabato al poligono. L’altra, per la Procura – coordina le indagini il pm Sisto Restuccia – la sera prima, a casa di Marchesano, all’esito dell’ultimo litigio.

Gabriele Galligani

Carlo Baroni