11 agosto 1953, addio a Nuvolari: il giorno della morte di un mito

D’Annunzio gli donò la ‘tartaruga d’oro’ con l’incisione benaugurante: “All’uomo più veloce l’animale più lento”

Tazio Nuvolari (foto Ansa)

Tazio Nuvolari (foto Ansa)

Firenze, 11 agosto 2022 - L'11 agosto del 1953 moriva ''Nivola'' o ''il mantovano volante'', come Gabriele D'Annunzio aveva ribattezzato Tazio Nuvolari. Se lo portò via un ictus, anche se sopravviveva da anni con i polmoni minati dalle tante sigarette e dai vapori di benzina che aveva respirato per tutta una vita.

Il grande pilota la sua personale ed impavida ricerca della velocità l'aveva cominciata presto. Fu ''autiere'' durante la Grande Guerra, poi pilota su due ruote fino a metà degli anni venti. Prima dell'avvento della televisione conquistò fama e popolarità dei grandi miti sportivi, si avvicinò alle corse in auto, alternandole con quelle in moto. Finché nel 1930, vincendo la Mille Miglia, con l’Alfa Romeo di Enzo Ferrari che non ancora patron del Cavallino rampante, decise di dedicarsi solo alle corse di automobili. Fu autore sulla pista di manovre e aneddoti memorabili, come il sorpasso notturno su Achille Varzi, fatto a fari spenti per coglierlo di sorpresa. Celebre la gara che corse e concluse con una chiave inglese fissata al mozzo dello sterzo, al posto del volante spaccato. O l'invenzione della ''sbandata controllata'', tecnica poi adottata dai moderni rallisti, che gli consentiva di affrontare le curve a velocità altrimenti impossibili con le vetture dell’epoca. Non lo fermarono né gli incidenti né le fratture.

Erano gli anni di un automobilismo eroico, in cui il pilota guida incastrato tra motore e serbatoio. Nuvolari, alto poco più di un metro e 60, quasi scompariva nell'abitacolo, ma riusciva lo stesso a dominare il mezzo come nessuno. Gli ammiratori passavano assiepati ore ai bordi delle strade aspettando di sentire il rombo della sua auto e di vederlo passare. La sua immagine è stampata nella memoria e in immagini in bianche e nero: caschetto di cuoio, occhiali da aviatore sul naso, mani fasciate dai mezzi guanti, aggrappate al volante di legno. Ferdinand Porsche disse di lui: “È il più grande del passato, del presente e del futuro''. Al suo funerale il carro funebre è stato scortato da Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Juan Manuel Fangio.

Tra le tante passioni che infiammarono il Vate, una delle meno conosciute è quella che riguarda il suo rapporto con le automobili. Gabriele D’Annunzio intrattenne con Nuvolari uno scambio epistolare. I due si incontrarono al Vittoriale il 28 aprile del 1932 e in quell'occasione il pilota ricevette dal poeta un piccolo portafortuna, la nota tartaruga d'oro con l'incisione benaugurante 'all'uomo più veloce l'animale più lento'. Un incontro che creò allarme, tanto che fu oggetto di una informatica dettagliata a Mussolini.  L'ultima gara, con l'ultima vittoria, la ottenne in Sicilia il 10 aprile 1950, nella corsa in salita Palermo-Monte Pellegrino. Non annunciò mai un ritiro ufficiale. Semplicemente, se ne andò

Nasce oggi

Niccolò Cusano nato l’11 agosto 1401 a Bernkastel Kues, in Germania. Grande matematico e filosofo tedesco. Ha scritto: “La ragione è la parola dell’intelligenza che in essa si specchia come in un’immagine”.