"Nel '46 bocciai il re, a 108 anni voto ancora"

Città di Castello, Luisa non ha mai saltato un’elezione. «Convinsi le amiche a scegliere la repubblica»

Luisa Zappitelli, a 108 anni vota ancora

Luisa Zappitelli, a 108 anni vota ancora

Città di Castello (Perugia), 9 giugno 2019 -  Quella notte fra il 2 e 3 giugno del 1946, quando nacque la Repubblica, Luisa Zappitelli, 108 anni, se la ricorda benissimo. «Per due ragioni – racconta la signora che vive a Città di Castello in una casa piena di foto e memorie –. Intanto quello era un plebiscito che avrebbe cambiato la storia del Paese. E poi perché per la prima volta alle donne italiane veniva data la possibilità di votare in una consultazione nazionale. Capisce l’importanza?». Scandisce i nomi di chi quella notte affrontava destini opposti, Alcide De Gasperi che assunse le funzioni di Capo provvisorio dello Stato, e re Umberto II che volontariamente lasciò l’Italia diretto a Cascais in Portogallo.

Che cosa ricorda di quella prima volta alle urne?

«All’epoca avevo 36 anni. Andai, non senza emozioni, al seggio di Belvedere nelle colline sopra Città di Castello, camminando per diversi chilometri in un bosco insieme ad altre tre donne. Dopo aver votato rientrammo a casa e dicemmo ai nostri mariti: ‘Cari uomini, ora siamo come voi’».

Da quel 1946, lei poi di urne, partiti, ‘santini’ e manifesti quanti ne ha visti?

«Davvero tanti. Mai saltata un’elezione – dice –. Sapevo leggere e scrivere, certo. Ho frequentato la scuola fino alla quinta elementare. E consideri che da 73 anni non salto mai un turno elettorale».

L’ultima volta al seggio è recente.

«Sì, lo scorso 26 maggio per le Europee. Certo, rispetto alla prima volta quando al seggio andai camminando in mezzo ai boschi le cose sono un po’ cambiate, oggi ad accompagnarmi sono i miei familiari, mia figlia Anna, mio figlio Dario e mia nipote. Ma vado, eccome se vado».

Ma in quel lontano 1946, lei votò Monarchia o Repubblica?

«Votai Repubblica e mi ricordo che, mentre camminavano in quei chilometri che da casa ci separavano dal seggio, anche alle altre donne dissi di fare altrettanto!».

Come erano i politici di allora e che cosa pensa di quelli di oggi?

«C’era un altro stile. Intendiamoci, penso che tutti abbiano fatto anche i loro interessi, ma prima c’era più rispetto. Adesso sento troppe urla, c’è tanta prepotenza. Secondo me ci vorrebbe più educazione nelle stanze della politica».

Lei ha ‘conosciuto’ tanti presidenti della Repubblica. Ce n’è uno che ha apprezzato più degli altri?

«Ho voluto molto bene al presidente Sandro Pertini, ma adesso ne voglio tantissimo a Sergio Mattarella di cui ammiro la calma. Ecco, proprio in questo momento in cui gridare sembra la cosa più diffusa. E invece non si prendono le decisioni importanti mentre si urla. Spero sempre che il nostro presidente, attraverso il suo esempio, riesca a far capire che il compito dei politici è importante per tutti. Io ho scritto a Mattarella una lettera su questi temi più o meno un anno fa alla quale lui ha risposto molto gentilmente...».

E tra i politici del passato chi ricorda con maggiore ammirazione?

«Oltre a Pertini, Enrico Berlinguer e Tina Anselmi, per i toni usati e le battaglie che hanno portato avanti».

E adesso per chi vota?

«Non lo dico! Il voto è segreto sia quando si entra che quando si esce dalla cabina elettorale. Ma andare a votare è importantissimo. Un diritto e un dovere. L’anno scorso sono andata al seggio con sette punti di sutura sulla fronte. I miei volevano farmi restare a casa. Ho chiarito a tutti che per votare oltre alla testa serve una mano e quelle erano libere tutte e due. Un’altra volta avevo rotto il femore e anche qualche giorno prima le recenti Europee ho avuto problemi di circolazione, non camminavo più tanto bene. Ma non mi sono arresa, anzi, mi sono allenata e alla fine sono andata al seggio con le mie gambe! Quindi io penso sia molto importante andare a votare perché adesso è un diritto di tutti, prima solo alcuni potevano farlo».

Luisa, in tutti questi anni la società è cambiata. Un secolo di vita il suo...

«Sono cambiate tantissime cose. Alcune in meglio altre invece non sono affatto tranquillizzanti. Prima, per esempio, la gente si aiutava di più, c’era più collaborazione: dovremmo stare tutti uniti invece oggi c’è chi va avanti veloce e chi, purtroppo, resta indietro. Un tempo le persone erano più buone, c’era la volontà di aiutare l’altro: oggi ognuno pensa per sé».

Se potesse dare un consiglio ai giovani, cosa direbbe?

«Rispettatevi, voletevi bene e tornate ad aiutarvi l’uno con l’altro per costruire un mondo più giusto».