"La morte di mio padre scoperta per caso"

Odissea per un 87enne a Nottola. Le figlie fanno un reclamo all’Asl. "Era deceduto otto ore prima, nessuno ci ha avvertito"

Ospedale di Nottola

Ospedale di Nottola

Montepulciano (Siena), 2 maggio 2022 -  Hanno saputo per caso che il padre era morto in ospedale a Nottola, nella bolla Covid. Nessuno aveva infatti avvisato la famiglia che Primo (per tutti Luciano) Grotti si era spento molte ore prima che la figlia telefonasse per avere notizie del padre e degli esami che doveva fare. Era mezzogiorno, il 28 marzo scorso. Si scoprirà – anche questo accidentalmente – che il pensionato era in realtà deceduto alle 4.45 e non alle 7 come, secondo quanto descritto dai familiari nella segnalazione fatta all’Asl, fu riferito telefonicamente a una delle figlie. Senza contare che ci sarebbe stato un errore nel rispetto del protocollo covid una volta giunto il feretro all’obitorio di Nottola. Soltanto ieri, inoltre, conferma Roberta Grotti, è stato possibile ritirare le cartelle cliniche di suo padre. "Nel momento del dolore per la perdita ci siamo trovate ad affrontare una situazione surreale, non ci vogliamo passare sopra. Mio padre non lo riporteremo certo in vita ma quello che è accaduto non deve più succedere, seppure comprendiamo che gli ultimi due anni sono stati molto difficili per via del Covid. Non ci può essere una tale indifferenza", aggiunge Roberta che si è rivolta ad un legale con la sorella.

La famiglia è molto conosciuta in Valdichiana. Primo, infatti, per una vita ha gestito un distributore di benzina a Macciano. Aveva 87 anni e sicuramente era un paziente con problemi importanti di salute. I suoi cari ne erano perfettamente consapevoli ma un anziano che entra in ospedale può anche non avere la pretesa di guarire. Ma quella di di essere curato al meglio e i suoi familiari di ottenere tempestive e corrette informazioni su cosa accade invece sì. "La pandemia – rivendicano i Grotti – non può giustificare l’accaduto".

Il 19 marzo scorso l’87enne viene ricoverato a due ore dalla dimissione e dal ritorno a casa. Da questo momento fino al decesso, il 28, nessuno ha potuto stargli vicino. Il 20 una figlia va in ospedale ma non può fargli visita: c’è un sospetto positivo nella stessa camera del padre. Cosa che viene confermata l’indomani. Ventiquattro ore dopo anche l’anziano risulta contagiato per cui viene spostato nella ’bolla Covid’ sebbene sia asintomatico. Si arriva al 28 marzo, a quella telefonata della signora Roberta a mezzogiorno per avere notizie del genitore. Scopre così che è deceduto. Credevano che la famiglia fosse stata informata, si sente rispondere da un sanitario. Invece arriva in quel momento il colpo al cuore. Nel pomeriggio devono far prelevare il corpo da un’impresa di onoranze funebri, le dicono. Proprio dal certificato di morte consegnato a quest’ultima scopre che in realtà il decesso risale alle 4.45, ossia 8 ore prima del dramma appreso per caso.

Non finisce qui. Perché la salma viene trasferita in obitorio, senza che i familiari possano dargli l’ultimo saluto. Così prevede il protocollo Covid. Restano lì fino alle 21 ma quando l’indomani arrivano per stargli vicino prima dell’addio trovano chiuso. Impossibile aprire, fanno sapere loro due operatrici sanitarie quando i familiari chiedono sgomenti cosa stia accadendo. Viene risposto che ha errato chi la sera precedente non ha rispettato le regole Covid. Davvero troppo: una figlia si reca dalla direzione di Nottola per lamentarsi di quanto accaduto fino ad allora. Senza contare che nessuno ha spiegato loro le ragioni del decesso di Primo che dal momento del secondo ricovero a Nottola non hanno più potuto vedere. Un dolore nel dolore.