"Molte attività non sopravviveranno. E la politica dovrà risponderne"

Firenze, la preoccupazione di Confcommercio: "Alcune imprese hanno avuto un crollo del 90%"

Un negozio chiuso con la scritta di protesta dopo i provvedimenti del governo

Un negozio chiuso con la scritta di protesta dopo i provvedimenti del governo

Firenze, 14 gennaio 2021 - La ristorazione toscana ha perso oltre tre miliardi di euro di fatturato nel confronto tra 2019 e l’anno horribilis 2020. "Ci sono imprese che hanno avuto un crollo degli incassi del 90%. La speranza è il vaccino. Ma i locali che vivono di turismo dovranno aspettare altri tre anni...". Aldo Cursano, presidente toscano di Fipe Concommercio chiede una svolta vera, forte, concreta alle istituzioni. Altrimenti si rischia la desertificazione commerciale mentre monta la protesta di chi non vuol più stare alle regole.  

C’è il giallo. Poi quello rafforzato. Il fine settimana un altro colore. L’asporto rischia di non esserci più. Come è possibile per un gestore di bar o ristorante pianificare la sua attività? "Non è possibile. La politica dimostra di non sapere come si gestisce un’azienda. Prima ci hanno chiesto di applicare rigidi protocolli molto onerosi; poi hanno continuato a cambiare le carte in tavola intervenendo prima sugli orari poi sulle aperture".  

Prospettive immediate? "Così tanti non riusciranno a sopravvivere. Diciamo la verità. La politica dovrà risponderne anche alla storia del Paese". Monta la protesta, tanti ristoratori vogliono forzare i divieti. "Attenzione, si passerebbe dalla ragione al torto esponendo le aziende a multe e ulteriori chiusure e denunce penali. Le argomentazioni sono condivisibili, ma non il metodo da cui prendiamo le distanze".  

Ma politici e amministratori vivono il paese reale? "No, per niente. C’è un distacco profondo tra chi lavora e chi ci governa. E questa pandemia ha messo a nudo quanto le istituzioni siano incapaci di dare risposte adeguate e sostenibili. Quel che non ha fatto la pandemia, l’ha fatto il governo, spaccando il Paese tra figli e figliastri, sommersi e salvati. Va un po’ meglio con le istituzioni locali perché per loro gli imprenditori non sono solo numeri ma persone".  

C’è la questione movida. "Liquidare il tema della movida mettendo in capo ogni responsabilità ai gestori dei locali è non vedere la realtà. Si tratta di un fenomeno sociale. E se noi gestori siamo chiamati a rispondere della sicurezza nei locali, non possiamo certo risolvere mode distorte".  

La clientela di bar e ristoranti è diversa. Non sarebbe più giusto distinguere le due attività nei dpcm? "L’errore di questo governo è l’aver generalizzato il comparto dei pubblici esercizi. Pensare che un ristorante di 200 mq sia uguale ad un cocktail bar di 15 mq, dove fino a un anno fa venivano servite centinaia di persone, non è accettabile. Chi ha spazi più piccoli potrà continuare con la vendita per asporto e le consegne a domicilio. Il mio sogno è avere locali Covid-free, con gli addetti vaccinati. Sarebbe un segnale di speranza e di normalità".