"Mixare i vaccini è una scommessa rischiosa"

Il responsabile della campagna di immunizzazione israeliana: si può fare solo in casi disperati e se non ci sono altre possibilità

La campagna di vaccinazione prosegue

La campagna di vaccinazione prosegue

"Mixare i vaccini è una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate. Sarebbe ragionevole solo se ci fosse un’impennata di casi, non ci fossero abbastanza dosi per proteggere i cittadini e non ci fosse altra scelta. Non ci sono studi sufficienti sulla cosiddetta ‘eterovaccinazione’. Per ora è meglio eseguire il richiamo con lo stesso siero". Arnon Shahar, responsabile della campagna di immunizzazione in Israele, ha pochi dubbi: qualunque decisione deve essere supportata da evidenze scientifiche. Un atteggiamento pragmatico e di buon senso, che proprio per questo in Italia suona quasi rivoluzionario.

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Professore, ma il mix di vaccini è pericoloso?

"In Israele abbiamo avuto poche persone che sono arrivata dall’Inghilterra o anche dall’Italia e che avevano già ricevuto una prima dose di Moderna o AstraZeneca. Il richiamo è stato eseguito con Pfizer, l’unico siero che usiamo qui. Non abbiamo visto effetti collaterali. Ci sono alcuni studi, secondo cui mixare i vaccini potrebbe causare una risposta immunitaria più efficace. Ma non sono definitivi. Finché la situazione non sarà chiara, è meglio continuare a iniettare sempre lo stesso siero".

In Israele nei giorni scorsi è emerso un probabile legame tra miocarditi e vaccini Pfizer. Cosa avete notato?

"Abbiamo registrato una sessantina di casi, quasi tutti avvenuti in maschi di età compresa tra i 16 e i 29 anni. Si tratta comunque di una risposta molto rara e nella maggior parte dei casi, queste persone hanno avuto effetti lievi. Nulla di paragonabile a una forma severa di Covid".

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Consiglierebbe a un ragazzo di fare qualche esame specialistico prima di vaccinarsi?

"Assolutamente no, perché non c’è un test di screening che ti possa indicare il rischio di effetti collaterali. Non abbiamo nemmeno consigliato di controllare se si è allergici al Peg, uno dei composti che si trova nel vaccino Pfizer. Chi ha avuto reazioni è stato immediatamente assistito, come da protocollo".

L’anamnesi, invece, è sempre importante?

"Sì, assolutamente. Se so che il paziente a cui ho appena inoculato il siero è allergico, magari lo farò aspettare di più dopo l’iniezione, per poterlo subito assistere in caso di reazioni gravi".

Oggi, con i contagi quasi a zero, è giusto vaccinare bambini e adolescenti?

"In Israele il 90% degli over 50 è immunizzato. Oltre il 60% della popolazione è vaccinata. Da martedì (domani, ndr) toglieremo le mascherine anche negli spazi chiusi. Resteranno obbligatorie solo negli ospedali e in altri pochi spazi pubblici. Da noi l’età minima per riceve il siero è dodici anni, ma la situazione generale è molto positiva. Proprio per questo ai più piccoli abbiamo raccomandato il siero solo se pensano di andare all’estero questa estate, se hanno condizioni patologiche per cui sarebbe meglio vaccinarsi o se vivono con persone immunodepresse".

Nelle scorse settimane in Israele si è discusso se somministrare una sola dose ai più piccoli. Cosa avete deciso?

"Non ho mai avuto il minimo dubbio. Non si può tirare a indovinare. La prima iniezione fa scattare una risposta immunitaria importante, ma il ciclo va completato. Rischiare non ha senso. Sono sempre stato contrario anche all’allungamento dei tempi per la seconda dose. Ti può andare bene, come è successo all’Inghilterra, ma è una lotteria".

Che protezione offrono i vaccini contro le varianti?

"Contro quella inglese, Pfizer funziona molto bene. Mentre su quella sudafricana un po’ meno. Ma siamo protetti. Dobbiamo ridurre le infezioni a livello globale. Ovunque ci sia un tasso alto, come adesso in Brasile o in India, si corre il rischio che si sviluppi una variante in grado di sfuggire ai vaccini".

È un pericolo concreto?

"Assolutamente. La speranza è che questa pandemia ci abbia insegnato come uscire da situazioni come questa. Dobbiamo preparaci all’arrivo di altre varianti o, in futuro, di nuove epidemie. Abbiamo capito che il mondo è piccolo: un virus può arrivare rapidamente dovunque. Per questo dobbiamo tutti dotarci degli strumenti medici e digitali per poter affrontare le prossime emergenze".

La terza dose di vaccino sarà necessaria?

"È come per il mix di sieri. Dovrà essere la scienza a dircelo e la decisione andrà presa su numeri veri. Non è che se sono passati nove mesi dal richiamo, allora si deve tornare all’hub vaccinale. Procedere per tentativi non è mai la soluzione".