Antartide, maxi missione di studiosi toscani: "Duro lavoro, ma i cantuccini ci aiutano"

La campagna del Pnra (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) finanziato dal Miur e attuato dal Cnr e dall’Enea

Un momento di svago della missione italiana in Antartide

Un momento di svago della missione italiana in Antartide

Firenze, 18 febbraio 2019 - Un'invasione di toscani nel punto più a Sud (e più freddo) del mondo. Se in questi giorni vi siete lamentati per le basse temperature, pensate a loro: un gruppo di ricercatori, assegnisti, medici e informatici, fra i 26 e i 55 anni, che stanno passando l’inverno in Antartide, a Base Concordia.

Qualcuno di loro in realtà è ripartito per la Toscana qualche settimana fa, ma ben tre resteranno lì ancora per molti mesi trascorrendo al Polo Sud tutto l’inverno antartico. Saranno coinvolti nelle campagne del winterover, rese possibili grazie al Pnra (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) finanziato dal Miur e attuato dal Cnr e dall’Enea (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).

Nelle foto di gruppo (con tanto di Pegaso) che si sono scattati quando la delegazione toscana era al completo, ci sono Gianluca Di Natale di Empoli, che lavora come ricercatore al Cnr-Ino di Sesto Fiorentino; i suoi colleghi Giovanni Bianchini di Firenze e Massimo Del Guasta di Barberino di Mugello (Fi); Saverio Priori di Firenze, ricercatore al Cnr-Ifac di Sesto; Federico Puggelli di Prato, ricercatore al dipartimento Diism dell’Università di Siena; Giuditta Celli del Casentino, assegnista al Cnr-Igg di Pisa; Gianluca Ghiselli di Lucca, medico e direttore di Medicina e Chirurgia d’urgenza all’ospedale di Asti; Laura Caiazzo, ricercatrice del dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze; Alessandro Mancini di Pisa, informatico del Cnt-Iit della sua città.

I 3 «invernanti» sono Giuditta Celli che è al Polo per seguire il progetto Ltcpaa, per lo studio dell’aerosol e dei cambiamenti climatici, il medico Gianluca Ghiselli che assisterà i vari ricercatori durante l’inverno (perché anche chi dovesse sentirsi male non potrà ripartire a causa del ghiaccio) e Alessandro Mancini, informatico del ‘winterover’, da cui dipenderanno le comunicazioni fra la stazione Concordia e il resto del mondo. «QUI C’È UNA sensazione di quiete – raccontano - lontano dalla vita frenetica di tutti i giorni e dalla routine quotidiana. Sembra di non essere sulla Terra, ma in un luogo diverso.

E poi ci sono la grande soddisfazione professionale e l’orgoglio di essere parte della spedizione e di vivere un’esperienza che pochi possono fare». Ma le difficoltà non mancano. «I problemi maggiori – spiegano i ricercatori toscani – sono la mancanza di cibi freschi, ma anche di colori: qui tutto è candido. E poi le difficoltà nelle attività più semplici per l’ipossia dovuta all’altitudine e per il freddo: ci troviamo a 3.233 metri sul livello del mare ed’estate abbiamo intorno ai -25/-30°C, che raggiungono anche i -80°C in inverno, con una media di circa -65°C».

 La 'toscanità' comunque aiuta. «Tra noi tutti, ma in particolare tra noi toscani, c’è grande spirito di collaborazione e solidarietà – raccontano – e anche un pizzico di spirito goliardico che non guasta mai! E ogni tanto, per farci sentire a casa, lo chef della base ci prepara anche i cantuccini!».