In piazza le storie degli operai: "Una vita per la Bekaert. Ora aspetto il mio destino"

Firenze, i lavoratori e il flash mob per chiedere un contratto "più dignitoso"

Filippo Pescia, operaio Bekaert

Filippo Pescia, operaio Bekaert

Firenze, 5 novembre 2020 - Chiedono un rinnovo del contratto nazionale più dignitoso, rivendicandone la centralità come strumento di tutela minima e universale dei lavoratori. In occasione della mobilitazione nazionale, a Firenze i metalmeccanici si sono ritrovati a piazza Santa Croce questa mattina per un flashmob. La manifestazione, come spiega Daniele Calosi segretario generale Fiom Cgil del capoluogo fiorentino, è stata organizzata congiuntamente da Fim, Fiom e Uilm per chiedere il rinnovo del contratto Federmeccanica-Assistal, scaduto ormai da sette mesi, integrando tutta una serie di richieste che possano garantire condizioni lavorative ed economiche più giuste.

Tutti i lavoratori presenti hanno steso le proprie bandiere a terra e si sono seduti sopra a gambe incrociate. «Il 7 ottobre Federmeccanica che è associata a Confindustria ha deciso di rompere il tavolo per non riconoscere a chi lavoro i diritti fondamentali – dice Calosi - come quello di avere un salario più equo, di lavorare in condizioni di sicurezza maggiore e soprattutto di essere più riconosciuti e tutelati perché i metalmeccanici, in questo periodo di pandemia, sono stati quelli che più di tutti erano in prima fila, che hanno scioperato per mettere in sicurezza le fabbriche dal rischio Covid, fino ad arrivare ad essere quelli che hanno costruito i ventilatori polmonari e le sonde per gli ospedali». E continua: «Gran parte di queste persone ora è in cassintegrazione e c’è grande preoccupazione per quando questa finirà» .

Tra le altre richieste anche il miglioramento del welfare, dei diritti e delle tutele, la salute e la sicurezza dei lavoratori, la stabilizzazione dell'occupazione precaria e l'introduzione della clausola sociale nei cambi appalti, il riconoscimento delle competenze professionali e la contrattazione dello smart-working.

In piazza a manifestare per i loro diritti sono presenti anche lavoratori che in cassa integrazione ci stanno dal 2018, come Filippo Pesci, operaio e delegato Fiom di Bekaert, la fabbrica di Figline-Valdarno che dal 2018 ha cessato la produzione di steel cord, la corda metallica per pneumatici, in attesa di un nuovo acquirente, che ancora non si trova.

«Sono entrato in questa fabbrica nel 1992, avevo i capelli lunghi, ero solo un ragazzo – racconta Pesci -, ho dedicato tutta la mia vita a questo lavoro. All’inizio c’erano 350 lavoratori. Siamo rimasti in 178 che però da due anni, e cioè da quando l’azienda ha chiuso da un momento all’altro, siamo fermi e andiamo avanti con gli ammortizzatori sociali, in attesa di sapere quale sarà il nostro destino. Sono anni che il governo ci dice che c’è un nuovo investitore, ma ogni volta la cosa si blocca. Il problema è che la nostra cassa integrazione scade a marzo e quindi abbiamo bisogno davvero di risposte».