Matrimonio, la svolta del vescovo di Livorno. "Non hai soldi? Puoi sposarti anche in casa"

Monsignor Giusti contro il consumismo del rito di nozze: "E’ la festa successiva che costa, per il sacramento la Chiesa non chiede niente"

Una coppia di sposi

Una coppia di sposi

Livorno, 19 giugno 2021 - «Ricevi questo anello segno del mio amore e della mia fedeltà, nel nome di Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". La frase che viene pronunciata in chiesa dagli sposi il giorno delle nozze ed è il simbolo di quell’unione sacra che, per la religione cattolica, solo Dio può spezzare, assume ora un nuovo significato a Livorno. Due giorni fa, infatti, il vescovo monsignor Simone Giusti ha presentato ai parroci una nota pastorale, prima in Italia, che dà la possibilità a chi convive da tempo o ha fatto solo il matrimonio civile, di sposarsi, con rito religioso, in casa. Sì, in casa, lontano dai fasti - spesso costosi - di quelle celebrazioni liturgiche che allontanano tante giovani coppie. Rito essenziale con gli sposi, il sacerdote, due testimoni ed ecco, il matrimonio è ‘servito’. E’ con questo spirito che monsignor Giusti ha varato la sua nota pastorale ispirata da quel gesto di Papa Francesco che, durante il volo da Santiago del Cile a Inquique, unì in matrimonio uno steward e una hostess cileni che convivevano da tempo, genitori di due bambini, e che non si erano potuti sposare per il crollo della chiesa causato dal terremoto. "La carità pastorale del Papa _ ha detto monsignor Giusti _ può aiutarci a promuovere un’autentica conversione pastorale capace di affrontare il complesso fenomeno della convivenze o dei matrimoni solo civili". Il desiderio del vescovo di Livorno, tradotto da don Alberto Vanzi, vicario giudiziale della diocesi labronica, è dunque quello di abbattere quegli ostacoli che impediscono ai fidanzati di unirsi in un matrimonio religioso pur avendone desiderio, a causa di impedimenti economici o sociali. «Dobbiamo far sentire la vicinanza della Chiesa – continua il vescovo di Livorno – che accompagnerà la coppia nella scelta di una vita cristiana". E’ la contromossa del pastore della Chiesa livornese nei confronto di quella convivenza ‘more uxorio’ che viene considerata da molti ‘tappa irrinunciabile’ prima di approdare al matrimonio cristiano. La riscoperta della vocazione del matrimonio come grazia è il cuore della nota pastorale firmata dal vescovo Giusti che vuole riportare al centro questo sacramento. Dunque cerimonie semplici, sobrie in presenza di poche persone anche in luoghi familiare come appunto, la casa. "Non deve partire ora la caccia alla location – dice don Alberto Vanzi – alle ville e ai castelli dove celebrare l’unione del secolo. Noi vogliamo solo smontare pregiudizi culturali, religiosi e abbattere gli stereotipi. Cerchiamo con questa nota pastorale di spingere i giovani a sposarsi. Noi abbiamo fornito le indicazioni per fare la scelta". Un passaggio, della nota pastorale, appare decisivo: "Non si tratta di ritornare a celebrare matrimoni nella clandestinità, sempre stigmatizzati dalla Chiesa, né di trovare location spettacolari anche nel contesto domestico. Questa proposta vuole mostrare una Chiesa che va incontro alle difficoltà personali dei suoi fedeli". Una Chiesa che cerca di cambiare per essere sempre più accogliente.