Martina, la battaglia infinita di mamma e papà. "La prescrizione sarebbe una barbarie"

La ventenne precipitata dal balcone e il processo da rifare ai due imputati di tentata violenza: "Bisogna tornare subito in aula"

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 23 gennaio 2021 - "Ditelo a tutti: noi non ci arrendiamo, neppure alla prescrizione". Il giorno dopo il clamoroso ribaltone di Cassazione che ha rovesciato le assoluzioni d’appello per Martina, rimandando sotto processo Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i genitori della studentessa, Bruno Rossi e Franca Murialdo, sono più combattivi che mai: "Sappiamo che è una corsa contro il tempo, sappiamo che arrivare a una sentenza definitiva entro la fine di agosto è un’impresa improba, ma non per questo molliamo. Saremo lì, anche coi nostri avvocati, a far pressione perchè si torni in aula prima possibile".

Babbo e mamma, del resto, non hanno mai avuto dubbi. Non sull’esito del giudizio in cassazione che li ha tenuti in un’ansia sciolta solo dalla sentenza della terza sezione penale, letta quasi alle nove di sera, ma su cosa sia successo nella stanza 609 dell’Hotel Santa Ana di Palma di Maiorca nell’alba livida del 3 agosto 2011, l’ultima di Martina, precipitata dal terrazzo del sesto piano alle 6,45: "Secondo me hanno provato a stuprarla - scandisce la signora Franca - l’hanno picchiata a sangue quando lei ha resistito e non hanno mosso un dito né quando ha provato a scappare scavalcando il balcone né per dare l’allarme dopo che era caduta. Mezz’ora in cui poteva salvarsi".

Bruno Rossi e Franca Murialdo
Bruno Rossi e Franca Murialdo

È una verità, quella della mamma, che probabilmente si avvicina a quella della suprema corte, anche se ci vorranno le motivazioni (un altro mese) per capire bene. Il problema è come farlo valere in sede giudiziaria questo scenario, perchè il 20 agosto si esauriscono i tempi della giustizia, con la prescrizione anche dell’ultima accusa rimasta, la tentata violenza di gruppo, mentre la morte come conseguenza di altro reato è già estinta. "Una barbarie la prescrizione così - dicono ancora i genitori - non dovrebbe esserci mai limite all’azione penale quando di mezzo c’è qualcuno che ha provocato la morte di un’altra persona. Albertoni e Vanneschi devono andare dove meritano, senza scadenze temporali".

Un processo, però, specie uno come questo con un’incubazione di quasi dieci anni, ha sempre l’altro lato della medaglia, che è poi quello degli imputati, Luca l’artigiano e Alessandro il campione di motocross, entrambi di Castiglion Fibocchi, "il paese di Licio Gelli", scaglia la saetta Babbo Bruno, ma è una generalizzazione che fa indignare il sindaco Ermini. Vanneschi, racconta il suo avvocato Stefano Buricchi, ha accolto la sentenzacon "amarezza": "Lui però continua a ripetere che è innocente e che è sicuro di avere giustizia. Anche a costo di sopportare un altro giudizio d’appello". Quanto ad Albertoni, difeso da Tibero Baroni, dopo aver parlato nell’aula del processo d’appello, non ha mai voluto commentare le sentenze.

Parla invece Luca Fanfani, figlio di Giuseppe, ex deputato, ex sindaco e ora garante dei detenuti, parte civile per conto della famiglia: "E’ una scalata improba, due gradi di giudizio di qui ad agosto. La nostra speranza, dopo è che si arrivi almeno a una sentenza d’appello, con la cassazione che dichiara inammissibile l’eventuale ricorso. In quel caso, forse, ci sarebbe una verità giudiziaria". Quella verità che giovedì sera i genitori di Martina hanno atteso nel gelo del Palazzaccio: "Speravamo dopo la requisitoria del Pg, ma speravamo anche in appello, che è finito come è finito". La ruota adesso è di nuovo in moto, ma agosto è vicino: troppo o c’è ancora tempo?